L'ARTICOLO DEL MESE

Sfaccettature di Nicola Fuochi

Una riflessione su libri, infanzia e librerie indipendenti in occasione del lancio della campagna “La letteratura per l’infanzia: …” a cura della Libreria Il Libro con gli stivali di Mestre, vincitrice del Premio Roberto Denti 2015

Da più parti si guarda oggi al modello delle librerie indipendenti, fondate sulla relazione con i clienti, sulla professionalità del personale e spesso sulla specializzazione, come soluzione capace di dare risposte efficaci, di creare lettori e offrire risposte ai bisogni dei lettori potenziali come di quelli più consolidati. Per le librerie per ragazzi a tutto questo si aggiunge un ulteriore elemento, poiché più di quanto non avvenga per gli adulti l’offerta, tanto culturale quanto di intrattenimento, sembra essersi orientata sui potenziali lettori come obiettivi di proposte commerciali sempre più mirate; i bambini e i ragazzi rappresentano cioè, in termini di marketing, il target di una categoria ben definita di prodotti (non solo editoriali), pensati per un ben definito gruppo di destinatari e non per altri.

Ebbene, con sfumature e impostazioni differenti la maggior parte delle librerie specializzate si è opposta a questa deriva, vedendovi non solo una impostazione errata nel rapporto con i giovani lettori, ma anche un pericolo per la propria stessa esistenza, poiché un’offerta omologata e fortemente orientata a categorie commerciali ben definite annulla la necessità di un professionista che si proponga come mediatore; mediatore senza il quale, è bene ricordarlo per chiudere il cerchio del ragionamento, difficilmente i libri capaci di appassionare i giovani o i futuri lettori, libri fuori dagli schemi e capaci di essere innovativi, raggiungerebbero i propri lettori. La paura di una letteratura per l’infanzia che aspiri a immergersi nei grandi temi della vita (senza reticenze, in modo schietto e onesto, senza facili sconti ai propri lettori e considerandoli dotati di maturità e capacità di comprensione) si sposa senza dubbio con una idea dei libri per bambini figlia di una visione stereotipata dell’infanzia, come momento spensierato e disimpegnato, e dei prodotti a essa destinati.

Da questo punto di vista prende un significato preciso il rifiuto di far entrare nelle scuole libri che parlino della vita vera, in tutte le sue sfaccettature così come è nella realtà, pur facendolo attraverso un linguaggio adatto o attraverso metafore. La scelta di togliere alcuni libri dalle scuole insomma sembra fare il paio con una visione della letteratura per l’infanzia come intrattenimento indirizzato specificamente (e solamente!) ai più piccoli, e proprio per questo sterilizzato di qualunque elemento possa rappresentare occasione di confronto (per non parlare di conflitto) intergenerazionale. Ora, se queste considerazioni sono abbastanza condivise, in modo più o meno esplicito, tra chi si occupa di letteratura per l’infanzia, è anche vero che ben poco di questo modo di sentire è stato comunicato al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori. È questo un aspetto fondamentale per chi lavora in ambito culturale, perché mantenere aperti e attivi i canali della comunicazione è qualcosa di più che importante: è una vera ragione d’essere, senza la quale anche anche le migliori iniziative risultano vuote e autoreferenziali. Suona quindi come una sconfitta il fatto che non solo molti politici, ma anche un certo numero di insegnanti ed educatori siano orientati a sottrarre a bambini e ragazzi gli strumenti per affrontare il mondo, con la scusa di volerli proteggere o di non urtare la sensibilità delle famiglie.

Una sconfitta che non riguarda però solo i professionisti del libro, ma la società nel suo insieme, che si dimostra sempre più spaventata e refrattaria al confronto. Vale infatti la pena di ricordare che a Venezia, dopo le note vicende legate alla decisione da parte del sindaco Brugnaro di ritirare dalle scuole i libri del progetto Leggere senza gli stereotipi, la commissione costituita da educatrici e psicopedagogiste, preposta all’analisi e alla verifica dei libri ha deciso di confermare la non idoneità di 15 dei 49 titoli della bibliografia. Per dovere di precisione, va detto che tale commissione era stata voluta dall’ex sindaco Orsoni e poi confermata dal sindaco attuale. A oggi non è stato possibile venire a sapere, nonostante un’apposita interpellanza dei consiglieri di minoranza al sindaco Brugnaro, quali siano i titoli di cui sarà confermata l’esclusione dalle biblioteche scolastiche di Venezia e terraferma, né tantomeno le ragioni di tale scelta. Colpisce però che i membri di tale commissione non abbiano tenuto in conto alcuno i molti pareri espressi a suo tempo dal mondo accademico, né, a quanto pare, le linee guida emanate in materia dal ministero cui dovrebbero afferire, se non per ragioni amministrative (trattandosi di dipendenti comunali), per le questioni di merito e indirizzo.

Alla luce di tutto ciò, poichè periodicamente è giusto e necessario fermarsi, guardarsi indietro e capire dove ci abbia portato la strada percorsa, se ci siamo isolati lasciandoci alle spalle amici o compagni di comunità, o ancora se abbiamo perso qualcosa lungo il cammino, Il libro con gli stivali ha deciso la scorsa estate di interpellare un gruppo di professionisti del libro affinché con frasi brevi e linguaggio semplice provassero a dare una definizione di ciò che rappresenta il cuore del proprio lavoro. Definizioni pensate proprio per riallacciare i fili della comunicazione tra diverse categorie di persone all’interno della medesima comunità; categorie che evidentemente hanno comunicato troppo poco nel corso del tempo, finendo col ritrovarsi in posizioni non tanto distinte, il che sarebbe comunque fisiologico in una società complessa, ma distanti: tanto lontane da non rendere più possibile un dialogo dai toni pacati. Il risultato dell’appello lanciato da Il libro con gli stivali sono 32 frasi, in risposta al suggerimento «la letteratura per l’infanzia è…». Trentadue frasi che esprimono sensibilità, approcci e forme di pensiero differenti, ma unite da una visione coerente, lontana da stereotipi e luoghi comuni, della letteratura per i più giovani: all’insegna del rispetto e della fiducia nei confronti delle persone che saranno gli adulti di domani.

32 frasi – in questa fase iniziale – per altrettante definizioni della letteratura per ragazzi, offerte da librai, editori, scrittori, bibliotecari ed esperti del settore. Un primo passo da cui partire per raccogliere riflessioni e contributi sempre più numerosi, che saranno raccolte anche attraverso il lancio di un sito dedicato.
Per informazioni e per richiedere il materiale della campagna (un manifesto 70×100 cm con le 32 frasi, una locandina 35×50 cm con una selezione di 10 frasi e 32 banner distinti per ciascuna frase): [email protected]

 

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