dall'Archivio/Premio Andersen

Beatrice Alemagna di Walter Fochesato

beatrice-alemagna[da: ANDERSEN 271 – giugno 2010] – L’articolo di Walter Fochesato in occasione del Premio Andersen assegnato a Beatrice Alemagna come Illustratrice dell’Anno, con la seguente motivazione “Per essere una delle voci più alte e significative dell’illustrazione europea.  Per la ininterrotta volontà di ricerca, di sperimentazione e di confronto.  Per il fascino ora discreto ora intenso delle sue magnifiche illustrazioni”

Beatrice Alemagna è nata a Bologna nel 1973. Ha frequentato l’ISIA di Urbino studiando grafica e fotografia e, giovanissima, nel 1996, ha vinto il primo premio al concorso internazionale di illustrazione Figures futures al Salone del Libro di Montreuil. Già l’anno dopo si è trasferita in Francia dove ha iniziato un’intensa attività editoriale lavorando con prestigiose case quali: Gallimard, Seuil, Didier Jeunesse, Panama, Autrement, Rue du Monde, Thierry Magnier. Più recenti sono state le collaborazioni con la giapponese Skyfish e con il gruppo internazionale Phaidon. Per il suo libro Portraits il Centre International d’Etudes en Littérature de Jeunesse (CIELJ) ha organizzato una retrospettiva ospitata in numerose città europee. Altre sue personali sono state allestite in Francia, in Giappone, a Lisbona e a Bologna. Ma i suoi interventi non si limitano all’illustrazione per l’infanzia infatti ha realizzato non poche copertine per una serie di narrativa per adulti edita da Seuil-Points e dal ’98 – sono giusto alcuni esempi – crea i manifesti per la rassegna di cinema del Centre George Pompidou di Parigi (L’Ecran des enfants).

Un percorso artistico quindi che ancor oggi si svolge essenzialmente oltralpe anche se negli ultimi tre-quattro  anni finalmente ci si è accorti di lei anche in Italia. Ricordo I corvi che, edito da Il Castoro, illustra con ironica e sapida misura un breve racconto, rimasto inedito per più di 60 anni, di un raffinato autore come Aldous Huxley. Aggiungo nel 2009 per Donzelli Un leone a Parigi. Pubblicato due anni prima in Francia è senza alcun dubbio uno dei suoi lavori più intensi e originali, di straordinaria freschezza e bravura. Proseguo poi con Nel paese delle pulcette, un robusto albo dalle pagine in cartoncino. Pensato efficacemente per piccoli lettori e realizzato con una tecnica decisamente insolita, è stato proposto dalla Phaidon Italia ed è una arguta e limpida riflessione attorno al tema dell’accettazione e del riconoscimento delle diversità.

A parte colloco il magnifico Che cos’è un bambino? e lo faccio perché, con quest’albo per la prima volta la Alemagna ha ricevuto, grazie a Topipittori, una vera commissione tutta italiana. Ma per tutti questi libri rimando a quanto ho scritto per ANDERSEN, sui numeri 252 e 265. Vorrei piuttosto segnalare ancora con Donzelli la recentissima apparizione di un albo Storia corta di una goccia (pp. 36, euro 24). Edito da Autrement nel 2004 mi colpisce in primis perché è la ennesima dimostrazione di come, pur restando sempre se stessa, riesca a mutare segno in ragione della storia che illustra e di come, in lei, sia costante e vivissima la volontà di cimentarsi, anche all’interno della medesima opera, con tecniche e soluzioni compositive diverse. Storia corta perché destinata a chiudersi nel giro di pochi istanti (“Una goccia esce dal rubinetto. Per prima cosa si allunga, poi si gonfia come un palloncino”), eppure straordinariamente ricca, una vicenda di incontri, timori, attese, emozioni. Una vita. Ed una riflessione finale che è un invito alla scoperta, ad uno sguardo diverso sul mondo: “Quante sono tutte quelle cose che scompaiono senza che si abbia avuto il tempo di vederle?” Un albo inaspettato e in gran formato (29,8×37,5 cm) dove la goccia d’acqua, ora ingigantita e assoluta protagonista della pagina, ora in confusa compagnia, assume forme mobili e variate: addirittura un brulichio sgargiante di colori su intense campiture arancioni o bolli grigi, verdi e neri su di un fondo quasi graffiato. In altre tavole il ricorso al collage crea immagini colte e composite, capaci di trasmettere brividi sottili e suggestioni oniriche. Il testo poi è uno script in grandi dimensioni e color verde pallido, giusto a rammentare l’elemento liquido. Un testo che diventa attento progetto tipografico e che tende a diventare esso stesso illustrazione. Una gioia piccola, ma non corta per chi guarda.

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