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Si cresce solo se sognati di Marcella Terrusi

biblioteca

[da Andersen 309 – gennaio-febbraio 2014. Scopri il resto del numero qui] Libri, lettura e diritti: la Bibliotecacheverrà di Ibby italia. Reportage da Lampedusa.

Anna dice che sull’isola di Lampedusa ci sono quattro squadre: lampedusani, attivisti, migranti e soldati. Si incrociano e sovrappongono, le squadre. Ci sono attivisti lampedusani per esempio, uomini in divisa che vengono da lontano, da Bologna o persino dalla Svezia. Zakaria invece è nato in Somalia, arrivato nel 2008 come migrante e tornato ora qui per girare un documentario. E le quattro squadre sono state tutte coinvolte, in vario modo, dalla presenza di uno scaffale di libri per bambini (Libri senza parole per Lampedusa, Biblioteche di Antonio, libri inviati dagli editori) e di quaranta volontari di IBBY Italia, nella settimana dei diritti, dal 15 al 22 novembre. La biblioteca che verrà, che come anima e lavoro e libri c’è già, abita per volere del sindaco in via Roma 34, davanti alla scuola elementare. E di là passano proprio tutti. Si siedono fuori sulla panchina, guardano dentro, entrano o rimangono fuori a parlare. La biblioteca è una pubblica piazza.

Non ho mai comprato una Bibbia. Eppure il giorno prima di arrivare Federica mi ha scritto di portarne una in inglese e una in tigrino; l’hanno chiesta alcuni ragazzi eritrei che sono fermi sull’isola, dopo il naufragio del 3 ottobre, perché, vincolati dalla testimonianza sui fatti occorsi, non possono partire adesso. Davanti a una pagina che ritrae uccelli migratori Vincenzo, 10 anni, lampedusano, comincia a raccontare. Prima che un giorno ha visto un uccello con un braccialetto con scritto Malta, poi che in mare aperto – in barca con suo padre, che è comandante del più grande peschereccio di Lampedusa – si sono avvicinate delle persone su una barca stracolma. “Stretti come pesci”, dice. “Ma non solo una volta”, e il padre di Vincenzo ha dato da mangiare e da bere a questi viaggiatori. Su quelle barche, come quella naufragata il 3 ottobre a poca distanza da riva, ci sono, dice Vincenzo, “bambini di un mese, di tre anni, perfino neonati di un giorno, che sono andati giù nell’acqua nera”. “Io sono curioso, e così ho insistito, e mi hanno fatto passare, quando c’erano tutti quei morti per terra. Piangevano tutti, i grandi e i bambini, anche i padri, tutta l’isola piangeva”. E poi dice che la soluzione è che in questi paesi, che distano poche decine di miglia, “vedi” e indica l’orizzonte, di là la Libia a 40 miglia, di là la Tunisia a 35, “in tutti i paesi da cui vengono queste persone si faccia la pace. Perché se rimangono là li ammazzano, è per questo che partono”.  E racconta di una telefonata di una ragazzo che cerca suo fratello e di tante altre cose. La tavola di un albo illustrato ha aperto questo canale, ha dato spazio e diritto a questa narrazione. Vincenzo come gli altri bambini lampedusani nella settimana dei diritti ha visto molti libri e molti lettori, volontari di professionalità varie che sono venuti qui perché i libri sono ponti fra le persone, sono luoghi di relazione, sono finestre sul mondo cui hanno diritto tutti i bambini anche e soprattutto nei luoghi remoti.

Quando Deborah ha presentato al congresso IBBY 2012 la sua idea di mettere una biblioteca su quest’isola, e ha invitato in puro stile Lepman le altre sezioni a inviare i loro migliori silent book per costituire un primo fondo, l’ha fatto non perché i libri non manchino in altri luoghi in Italia ma perché Lampedusa è un simbolo, una porta d’Europa incrostata di salsedine e di luce, come l’opera di Mimmo Paladino, sovrastata da gabbiani fermi controvento, in una posizione che ti fa davvero pensare ai confini del regno, agli ultimi, ai limiti che sono dell’uomo e mai della natura. E noi ci troviamo qui a spiegare come funziona una biblioteca, a fare tessere-gioco ai bambini che a frotte entrano prima dell’orario scolastico per prendere e restituire i libri. Incontriamo nelle scuole, per l’incredibile organizzazione fatta in collaborazione con le insegnanti lampedusane fra cui Pina e Anna, tutti i bambini e i ragazzi di Lampedusa, dalla scuola dell’infanzia al liceo.

E poi ci troviamo a spiegare che questa è la prova generale della Bibliotecacheverrà, come l’ha chiamata Silvana, e che la vita intensa di questa settimana più avanti potrà ricominciare per funzionare davvero, cioè con continuità. Quando? Chiedono tutti. Il prima possibile, dopo aver fatto i lavori e raccolto i fondi e le forze perché i libri per ragazzi possano vivere qui. Non si incrociano solo le squadre, nella biblioteca per ragazzi di Ibby sull’isola, e nei corridoi di libri che la collegano alla scuola. Ci incontriamo in continuazione, tutti di corsa e sorridenti, mentre andiamo e veniamo, diretti agli incontri di formazione con insegnanti accoglienti, turni in biblioteca per il prestito o allo spacchettamento al Comune – dove sono arrivati troppi libri, e fra questi anche “cose assurde!” come racconta Luisa. Elena porta ai bambini piccoli un libro con le parole e le figure dei sentimenti, Rocco, arrivato dalla lontanissima Torino, racconta ai ragazzi grandi quale sia la forza e la potenza della letteratura nella vita; Della racconta che cosa significa la giornata dei diritti dei bambini, ai tantissimi in grembiule azzurro che sono seduti a terra nel giorno della festa, nello spiazzo dietro la biblioteca, il 20 novembre incantati dai trilli e dalle storie narrate da Ribka; c’è una luce africana su tutto, il vento forte, le emozioni contrastanti di un isola che sembra una metafora, dove si incrociano anche tutte le storie irriducibili di chi porta la sua competenza e la sua motivazione in questo progetto. L’impegno delle associazioni, da Amnesty International a Terres des Hommes, da Legambiente a AITR, da Libera ad Arci, con IBBY Italia che ha messo in rete tutti intorno ai libri per ragazzi, qui ha volti accesi, occhi luminosi ed energia in movimento.

Nella Bibliotecacheverrà, dentro azzurra e scalcinata, dove sotto il cartellone con i post-it della programmazione c’è sempre anche un grande cane bianco che ci ha adottati, c’è una redazione che comunica ogni giorno con la radio (Fahrenheit di Rai Radio Tre e Radio Delta Lampedusa), ci sono momenti di autoformazione straordinari, dove Ribka ci racconta cos’è oggi l’Eritrea e Mariella di come narrare e leggere ai bambini piccoli; Nicola ci dedica tempo prezioso per parlarci di come si possono gestire i conflitti in modo non violento (ne abbiamo tutti bisogno, perché non ce l’hanno mai insegnato a scuola? Prendiamo appunti, perché un modo pacifico c’è, esiste, è scienza!); Lilian condivide con noi la sua esperienza di sostegno psicologico ai migranti e ai naufraghi che si fermano a Lampedusa di solito pochi giorni, come i bambini. I bambini migranti non ci sono, fisicamente, per fortuna, adesso sull’isola, ma sono ben presenti nella vita dei loro coetanei e dei lampedusani tutti. Con Alberto ci siamo inventati un laboratorio sui diritti, utilizzando i silent book dello scaffale internazionale. Fra i diritti fondamentali che i bambini lampedusani hanno trovato nelle figure c’è anche quello di poter navigare con il proprio padre, e di non affogare. I libri, come ha scritto Jella Lepman, sono educatori silenziosi. La loro voce su quest’isola è una cassa armonica per le voci e le narrazioni dei bambini e degli adulti tutti, per i sogni e le esperienze, il dolore e la resilienza, una voce forte come il mare, che è morte e vita, limite e orizzonte, diritto e giurisdizione, natura e cultura. La Bibliotecacheverrà oggi è ospitata nella sede di Legambiente da Paola e ad accogliere i lettori ci sono Claudia, a Lampedusa per il mestiere di suo marito, guardia costiera (squadra 4), e Chiara, che ha diciannove anni. Con molto impegno da parte di tutti, sindaco Giusi in testa, riporteremo la biblioteca a casa, in via Roma, al cane bianco, davanti alla scuola elementare, vicino alla sede dell’archivio dell’isola dove Antonino scarica delle sitcom eritree e le proietta in uno schermo in vetrina. Sulla panchina davanti all’archivio la sera ci si può sedere e da un piccolo amplificatore nascosto fra le piante, ascoltare le narrazioni nella propria lingua materna, se si è giunti qui dall’Eritrea.
Le narrazioni e i libri intrecciano ancora trame infinite di solidarietà e cittadinanza, come gli esseri umani, gli uccelli migratori e le tartarughe, portano sollievo e vita e incoraggiano nella ricerca di un senso comune.

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