Miglior libro senza parole Premio Andersen 2019

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Quentin Blake
Clown
Camelozampa

Per l’incalzante e serrato ritmo di una vicenda dove umorismo e poesia, denuncia sociale e invenzione fantastica si fondono mirabilmente insieme. Per essere un’opera per tutti ma, al tempo stesso, affettuosamente vicina al mondo magico dell’infanzia. Per la bellezza delle immagini di uno dei grandi maestri dell’illustrazione internazionale.

La recensione  di Walter Fochesato su ANDERSEN 358 – dicembre 2018:

Clown è uno degli indubitabili capolavori di Quentin Blake che qui affida la narrazione della storia esclusivamente alle immagini. Un libro senza parole che appare oggi per la prima volta in Italia a distanza di oltre vent’anni dalla sua prima edizione inglese (Jonathan Cape, 1995) e dopo aver vinto prestigiosi premi come il BolognaRagazzi Award e lo Smarties Book Prize nel 1996, ed essere stato nello stesso anno tra i finalisti della Kate Greenway Medal.
Il nostro eroe è un semplice pupazzo di pezza che un brutto giorno viene scaricato in un bidone della spazzatura, assieme ad altri suoi simili. Ma non si perde d’animo, trafelato e deciso prende vita, si procura un paio di scarpe e inizia il suo viaggio per le strade londinesi, nel tentativo di salvare i suoi amici. Certo gli incontri, in una sorta di quête, non sono certo positivi. Sembra che nessuno voglia ascoltare il suo appello e tutti si mostrano superficiali, distratti, egoisti quando non violenti. Come un ragazzotto ottuso, pelato e tatuato (da noi sarebbe un militante di Casa Pound). Sarà proprio quest’ultimo, lanciandolo per aria, a farlo planare in una squallida casa di periferia dove, in estrema indigenza e confusione, vivono una giovane mamma e il suo bimbo piccolissimo. Trova però finalmente qualcuno che lo stia a sentire e assieme riusciranno a salvare gli altri pupazzi. Clown, da par suo, con bonomia e alacrità, vorrei dire umanità, riesce a risolvere i problemi più impellenti della donna, facendole ritornare sorriso e fiducia.
Nel corso degli anni mi è capitato più volte di parlare di Quentin Blake e della sua arte, del suo vivissimo segno libero e incalzante. Qui, ritrovandolo in qualità di autore completo, mi piace sottolineare la perfetta partitura delle pagine, l’incalzare della storia, l’uso virtuoso del colore che perfettamente sottolinea l’andamento della vicenda.
Una vicenda commovente e lieve, “politica” volendo, dove sono gli umili e i reietti a mutare il verso delle cose, aprendo piccoli varchi al nuovo e alla speranza.

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