L'ARTICOLO DEL MESE

Quel che io devo a Rodari di Bernard Friot

bernard friot rodari

Questo articolo, firmato da Bernard Friot, è stato pubblicato nel n. 365 di Andersen (settembre 2019), un numero interamente dedicato a Gianni Rodari in preparazione del 2020, quando ricorrerà il centenario dalla nascita. Bernard Friot riceve quest’anno il Premio Andersen come Protagonista della Cultura per l’Infanzia e sarà presto ospite a Genova per ritirare il premio e per l’iniziativa Leggere, infinito futuro – una settimana tra lettura e scrittura con Bernard Friot (Genova, 23/30 settembre) realizzata con la collaborazione del Centro per il Libro e la Lettura, l’Institut Français e una rete di realtà genovesi attive sul fronte della cultura, dell’educazione e dell’infanzia.

Ho scoperto Gianni Rodari quando ho iniziato a cimentarmi con la scrittura per l’infanzia. Ma solo poco a poco ho capito quanto questo incontro mi abbia influenzato, e oggi, dopo oltre trenta anni di scrittura, sento sempre più il bisogno di tornare a lui, ai suoi libri per bambini e ai suoi testi sul mestiere dello scrittore per ragazzi.

Un “modello di scrittore”

Gianni Rodari è per me innanzitutto un “modello di scrittore”, nel senso che non ha mai smesso di riflettere su ciò che è il “fare” proprio di uno scrittore per ragazzi. Come ha scritto in un articolo, incluso nella raccolta Il cane di Magonza, lo scrittore per l’infanzia deve «mettersi al servizio dei ragazzi, delle famiglie, della scuola». In un altro articolo della stessa raccolta dice che scrivere poesia per bambini impone di «porsi dei limiti». E precisa «questo porsi dei limiti, accettare una certa chiave, fa parte della scommessa. È un modo di porsi, per così dire, al servizio dei bambini, non della poesia.»

Si può estendere questa riflessione a tutte le forme di scrittura per l’infanzia e affermare quindi che quella scrittura deve essere utile al giovane lettore ancor prima di servire la letteratura. Rodari si accorda qui con la riflessione di Bruno Munari che voleva superare il concetto di “arte per tutti” per sviluppare quello di “arte di tutti”. Non dimentichiamoci, del resto, che lo scrittore per ragazzi non scrive solo per i bambini e gli adolescenti, scrive anche al loro posto, poiché essi non hanno ancora le competenze necessarie per scrivere i loro libri.

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Da qui l’importanza dell’incontro con i bambini, che secondo Rodari «per chi scrive per ragazzi dovrebbe essere quasi obbligatorio» («Un autore tra gli alunni»). Rodari non ha mai smesso di scrivere con i bambini, di analizzare le loro reazioni, di nutrire il loro immaginario, d’interagire costantemente con loro, definendosi così come uno scrittore-educatore che non cerca di imporre una visione del mondo, ma, al contrario, che ha il ruolo di aiutare i bambini a entrare nel mondo, a coglierne le possibilità, ad arricchire di continuo lo sguardo che essi pongono su se stessi e sulla realtà che li circonda. Introduce così un’etica dello scrittore per ragazzi, invitandoci a «non trascurare il dovere di informarsi sui progressi della psicologia, della didattica, della sociologia», aggiungendo poi: «noi dobbiamo nutrirci a tutte queste fonti se non vogliamo creare opere che, nel nostro tempo, appariranno superflue» (Il cane di Magonza, «La letteratura infantile oggi»). Pochi scrittori si soffermano in questo modo sui loro doveri nei riguardi del lettore; converrebbe meditare anche oggi sul messaggio rodariano.

grammaire de l'imagination

La Grammatica della fantasia

Un’altra fonte inesauribile di riflessione è, ovviamente, la Grammatica della fantasia. Di questo lavoro fondamentale tutti hanno una personale lettura e, soprattutto, una propria modalità d’utilizzo. Ciò che mi ha colpito, fin dalla prima lettura, è la molteplicità dei riferimenti letterari e scientifici che alimentano il pensiero di Gianni Rodari. Freud, Novalis, Henri Wallon, Paul Valery, Lautreamont e molti altri; disegnano le correnti di pensiero che lo hanno influenzato: la psicoanalisi, la psicologia della conoscenza, le grandi correnti pedagogiche, il romanticismo tedesco, il surrealismo. E tutto ciò mentre era impegnato nel Partito Comunista Italiano e non rinunciava alla filosofia dell’Illuminismo e alla fiducia nella Ragione. Perché, dice Rodari:

«la fantasia fa parte di noi come la ragione: guardare dentro la fantasia è un modo come un altro per guardare dentro noi stessi.»

Scrivere per i ragazzi significa quindi aiutare il bambino a sviluppare la propria capacità di creare, di costruirsi sia come individuo sia come essere sociale nel gioco continuo tra accettazione delle regole e trasgressione. «Quello che io sto facendo è di ricercare le “costanti” dei meccanismi fantastici, le leggi non ancora approfondite dell’invenzione, per renderne l’uso accessibile a tutti,» scrive Rodari, aggiungendo, sempre a proposito della Grammatica della fantasia, «vi si parla di alcuni modi di inventare storie per bambini e di aiutare i bambini a inventarsi da soli loro storie».

L’immaginario non è ripiegamento su se stessi, fuga dalla realtà, ma al contrario incitamento all’azione, al prendere la parola, all’impegno nella vita. Oltre a insegnare a “fabbricare” storie, la Grammatica della fantasia mi ha aiutato a capire perché e come i bambini inventano storie e mi ha dato le chiavi per interpretarle.

La lingua e il linguaggio

Un aspetto forse meno sottolineato del pensiero di Rodari è la sua attenzione alla lingua e al linguaggio. È nel, e attraverso il, linguaggio che si costruisce l’immaginario. Perché, davvero, è dentro e attraverso di esso che si realizza l’incontro tra l’immaginario dell’individuo e l’immaginario sociale.

L’immaginario non procede dal linguaggio, né il linguaggio è la condizione dell’immaginario. Si compenetrano, si nutrono a vicenda. Poiché ogni parola è associata a mille altre parole, e a immagini, a sensazioni, a emozioni; l’immaginario nasce da queste associazioni e a sua volta ne crea di nuove. Rodari non ha mai smesso di esplorare e utilizzare le risorse del linguaggio nell’invenzione delle storie.

Invitandoci a un approccio liberatorio, catartico, nei confronti dei bambini; in particolar modo offrendo un status alternativo, nuovo, agli errori linguistici. Una parola mal pronunciata o scritta in modo errato, in qualche modo distorta, rivela, se sappiamo come analizzarla, il funzionamento della lingua; paradossalmente rende possibile costruire la norma restituendole significato. È quindi una pratica della lingua inventiva e creativa che consente al bambino sia di entrare in comunicazione sia di rinnovarla costantemente.

Un ruolo speciale è poi assegnato alla poesia che, secondo Rodari, «è la più alta forma di conoscenza e esplorazione del linguaggio» (Il cane di Magonza).

L’attenzione al lettore

Dal mio “dialogo” con Rodari ho imparato anche la necessità, nella scrittura per ragazzi, di anticipare l’attività del lettore, di sollecitarla e guidarla.

Come dice il grande scrittore tedesco Martin Walser: “È più significativo per il lettore inserire qualcosa in un testo piuttosto che trarne qualcosa”. In altre parole, il lettore non “consuma” passivamente il testo mentre lo legge; anzi, in qualche modo, lo “co-scrive”, lo reiventa. Sebbene, a mia memoria, Gianni Rodari non abbia mai formulato l’idea in questo modo, è proprio con questo spirito che scrive: accetta persino che l’attività del lettore sia svolta, almeno in parte, in direzione opposta, aprendo cioè il suo testo a interpretazioni inaspettate, non previste; in una certa misura fino a integrarle nella sua stessa scrittura, giocandole nel costante dialogo che intrattiene con questo imprevedibile lettore che è il lettore agli esordi.

Penso in particolare a Storie per giocare (uscito in Francia come Histoires à la courte paille) il cui principio – che ho ripreso per le mie Histoires à la carte; due delle quali, Amanda e il cioccolato e Una lavagna chiacchierona, pubblicate anche in italiano – consiste nel proporre al lettore tre finali diversi per ogni storia. Non si tratta di un artificio, un espediente, ma di una sorta di disvelamento del gioco letterario e un invito, al lettore, a prendere il potere sulla narrazione. “Quello che più mi piaceva di lui è il fatto che ci rendeva protagonisti”, ha detto un bambino che aveva partecipato a un incontro con Gianni Rodari. Ognuno dei suoi testi rende il lettore protagonista della propria lettura.

rodari e i ragazzi

La lettura come “momento di vita”

Impossibile, ovviamente, non parlare dei numerosi scritti di Rodari sulla lettura e la sua promozione o, più precisamente, la sua trasmissione. Di tutte le riflessioni che ha sviluppato Rodari ne cito qui solo due, le trovo particolarmente feconde.

«La lettura, o è un momento di vita, momento libero, pieno, disinteressato, o non è nulla», scrive. Considerare la lettura come un momento della vita è prendere consapevolezza che la lettura non è solo la relazione tra un testo e un lettore, ma una situazione complessa che comprende molti elementi fortuiti e personali: la situazione in cui si legge, il modo in cui si è svolto l’incontro con il testo, le aspettative che abbiamo su di esso, ecc. In altre parole, il testo è solo uno dei componenti della lettura e la sua ricezione da parte del lettore è condizionata da circostanze parzialmente imprevedibili. Così, quando si riprende in mano un libro letto tempo prima, i ricordi che sorgono spontaneamente non sono collegati solo al contenuto del libro, ma anche al momento preciso in cui è stato letto; alle persone con cui si è condivisa la lettura; alle emozioni provate, delle quali alcune sono state provocate dal testo e altre, indipendenti dalla lettura in sé, hanno guidato o turbato la nostra interpretazione dello stesso. In breve, è impossibile determinare un valore di per sé di un testo, poiché viene trasformato da ogni lettura. La promozione della lettura deve quindi concentrarsi sui lettori – sul loro approccio ai testi, sul loro rapporto con il libro, sulla loro storia personale con la lettura – piuttosto che sui testi stessi. In verità, sono i lettori a fare letteratura, attribuendo a determinati testi, e di lettura in lettura, un valore più o meno universale.

Un’altra rivelazione, per me, sono stati I nove modi per insegnare ai ragazzi ad odiare la lettura. Intriso di discorsi sulla necessità di “far leggere” i bambini e gli adolescenti, ho capito, grazie al testo rodariano, che in realtà si trattava soprattutto di non impedire loro di leggere; bisogna identificare gli ostacoli che poniamo alla lettura e poi rimuoverli uno per uno. Anche in questo caso, ai giovani lettori dovrebbe essere permesso di costruire un viaggio personale nella relazione con i testi, tenendo conto delle loro diversità e puntando sempre all’obiettivo principale: formare lettori autonomi. In tal senso Gianni Rodari ha anticipato i pensieri di Geneviève Patte in Laissez-les lire! Les enfants et les bibliothèques, pubblicato in Francia nel 1987, e quelli di Roberto Denti in Lasciamoli leggere, uscito nel 1999.

Più che un maître à penser, quindi, Gianni Rodari è un maître à agir. Maestro d’azione, non solo di pensiero. È l’immagine di uno scrittore civile, desideroso di trasformare la realtà sociale e politica grazie all’educazione, offrendo a tutti i bambini le chiavi della lettura e della scrittura. Sì, il suo progetto è proprio quello di creare una letteratura di tutti i bambini e i ragazzi. Siamo lontani dalla rappresentazione oggi dominante in Francia dello scrittore come artista, situazione nella quale sembra incongruo porre la questione dell’utilità sociale dello scrittore. Questa questione me la pongo sovente e tutta l’opera di Gianni Rodari mi dà, giorno per giorno, risposte stimolanti. 

Quest’articolo è uscito su Andersen 365 (settembre 2019). Scopri il resto del numero qui. Scopri il programma di Leggere, infinito futuro: una settimana sulla lettura e la scrittura con Bernard Friot

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