EDITORIA/INIZIATIVE

Sei ingredienti (e un libro) per leggere con i più piccoli Dall'incontro di formazione legato a A fior di pelle di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari

Dal libro A fior di pelle (Lapis) di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari

All’inizio di marzo si è tenuto a Genova nella cornice di Palazzo Ducale Libri alla mano, un incontro di formazione legato al libro A fior di pelle di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari (Lapis). È stata un’occasione preziosa, non solo per conoscere le ragioni di un interessante progetto editoriale, ma anche per riflettere sul libro e la lettura nella prima infanzia con parole poetiche, tanta ironia e dolcezza. “Quando abbiamo avuto l’idea di A fior di pelle ci siamo divertiti a pensarlo come un crocevia tra i diversi sentieri che a noi per primi piace percorrere nell’esplorare i libri dedicati ai più piccoli” raccontano gli autori. “Il nostro incontro di formazione prende il via da questo crocicchio di strade, per ripercorrerle all’indietro, alla scoperta dei libri che sono stati per noi ispirazione e nutrimento.”

Quali sono questi sentieri?

  1. Musicalità del linguaggio

(C.C.) Sono sempre stata affascinata dalla tradizione delle filastrocche orali, dalla loro carica esplosiva di suggestioni, che coniugano mistero del linguaggio, incanto ritmico, e musicalità dei suoni. Penso che sia importante riproporre questi elementi nella scrittura destinata ai più piccoli, anche quando si tratta di filastrocche d’autore, quindi non più nate da varianti della tradizione ma composte appositamente. Gli ingredienti delle filastrocche tradizionali costituiscono una grande risorsa primigenia, una sorta di matrice linguistica antica e preziosa, con cui è stimolante e entusiasmante mettersi in dialogo.

libri prima infanzia

Dal libro A fior di pelle di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari (Lapis)

  1. Richiamo al corpo

(C.C.) Nel bambino piccolo l’esperienza della parola poetica nasce nella voce viva e vera dell’adulto che canta, recita o legge per lui. Diventa ancor più memorabile se al suono della voce si accompagna un gioco di movimenti, che “risvegliano” il corpo e ne collegano i ritmi a quelli delle parole. Anche questa è una caratteristica antica dei testi delle filastrocche tradizionali, che è ovviamente importantissima nella relazione con i più piccoli, e che nelle pagine di A fior di pelle viene suggerita da parole e immagini insieme.

  1. Libro come strumento di relazione

(C.C.) Ci piacciono i libri che suggeriscono dei giochi di relazione, che possono poi continuare anche una volta che il libro è chiuso. Il libro diventa quindi un terreno di incontro, da cui partire per un viaggio insieme che prosegue anche oltre le sue pagine, si personalizza, sceglie i momenti adatti e diventa magari spunto per nuovi giochi di parole e sguardi da fare insieme.

  1. Fotografie in bianco e nero

(M.T.) Mi piacerebbe dire che il libro è in bianco e nero perché così è più artistico, perché nelle sfumature di grigio ognuno può immaginare i colori della pelle dei bambini di tutti i popoli del mondo. È un’idea molto romantica. In realtà non è così. A fior di pelle è in bianco e nero perché sono daltonico e il mio occhio riposa e trova conforto nel grigio. Come daltonico non distinguo il rosso dal verde. Per questo motivo compro solo maglioni blu e al semaforo – per non sbagliare – passo sempre con il giallo.

libri prima infanzia

Dal libro A fior di pelle di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari (Lapis)

  1. Sguardo analogico

(M.T.) L’idea che sta alla base del libro è di considerare il corpo umano alla stregua di un paesaggio addormentato, sul quale l’occhio e le nostre mani possono viaggiare come un treno che attraversa le colline. L’obiettivo si avvicina a poche dita dall’ombelico e lo mostra come un’asola sbottonata. I capelli sono una boscaglia intricata. L’occhio aperto è un pesce, che condivide con l’occhio il fatto di possedere una coda. Non c’è bisogno di abbellire e infiocchettare la realtà con un’illustrazione, la realtà ha già in sé tutti gli effetti speciali che servono. Basta limitarsi a riprodurla in maniera pedissequa con una fotografia. Noi ogni giorno siamo calati dentro un film in 3D dove tutto è touch. Ce ne accorgiamo quando un’auto ci tampona, dopo essere passati con il semaforo giallo.

  1. Dettagli ingranditi

(M.T.) Oggi le inquadrature ravvicinate ci appaiono del tutto naturali, ma quando alle origini del cinema David W. Griffith decise di utilizzare per la prima volta un banalissimo primo piano per alimentare l’espressività del volto e la tensione del dramma, i produttori si ribellarono sostenendo che avendo pagato l’attore per intero avevano il diritto di mostrarlo dalla testa ai piedi, senza omissioni né tagli. D’altro canto il pubblico rimaneva perplesso nel vedere una testa in primo piano muoversi senza le gambe. Se la testa si muoveva occorreva per forza vedere anche i piedi in movimento. Oggi sappiamo che dentro un primo piano c’è un campo lungo. Del resto questo è analogo anche alla visione che il bambino molto piccolo ha quando è tra le braccia dei genitori. Noi gli leggiamo un libro o gli raccontiamo una filastrocca, lui invece legge il nostro corpo, con la meraviglia degli ingenui spettatori di cinema che rimanevano stupiti di fronte a una testa che si muoveva senza piedi.

Libri alla mano è un incontro di formazione per genitori, educatori e adulti interessati. Un percorso guidato tra i libri che fanno muovere mani e piedi, insieme a Chiara Carminati e Massimiliano Tappari. Una galleria di proposte per scoprire che un libro non è solo un oggetto da leggere: diventa strumento di relazione, performance, gioco di movimenti, occasione di coccole, massaggi e solletico.

Prossime date: sabato 4 maggio presso la Biblioteca Delfini di Modena, all’interno del festival Passa la Parola.
Per prenotare l’incontro e ospitarlo altrove, è possibile contattare gli autori attraverso il sito Parole matte.   
Guarda l’intervista con gli autori su TV2000

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è banner-newsletter.gif

 

rivista andersen