L'ARTICOLO DEL MESE

Gemelli sconosciuti: essere in due nella letteratura per l’infanzia

L’articolo di Sofia Campagna, pubblicato su Andersen n.395, è sintesi divulgativa di una porzione della ricerca collegata alla tesi “La coperta di nonna Evelina”, racconto illustrato, per il Diploma accademico di secondo livello (laurea magistrale) in Illustrazione, discussa nel 2021 all’ISIA di Urbino. Sostieni la rivista Andersen: abbonati ora!

La vita è stata generosa con me e la simpatizzante cellula uovo dalla quale mi sono formata, me lo ha dimostrato con Giulia, la mia gemella monovulare e miglior compagna d’avventure di sempre.

Essendo gemella, ho imparato presto che “normale” non è un termine che generalmente si presta a chi vive sulla terra in doppia copia. Da bambina infatti, non immaginavo che essere gemelli potesse significare possedere poteri telepatici o provenire da pianeti extraterrestri. È stato il mondo a farmelo intendere e le domande, molto frequenti, di adulti e amici sull’esistenza di mie presunte facoltà paranormali.

Negli anni poi sono diventata esperta nel decifrare la confusione percepita dalle persone con cui io e mia sorella interagivamo e le sensazioni che eravamo, senza volerlo, in grado di scatenare: stupore, incredulità, inquietudine, disagio, paura, curiosità. Confesso di aver tratto vantaggio da tutto questo e di essermi anche divertita a fantasticare d’impaurire, con i miei probabili poteri, chi mi derideva.

Ma il mistero che aleggia intorno ai gemelli è rimasto un mio chiodo fisso e così ho scelto di indagare sul tema, per sfatare arcane credenze, sconfessare chiunque dal considerare i gemelli degli alieni o, peggio ancora, un’unica persona e mostrare invece l’umana straordinarietà dell’essere gemelli.

J. Tenniel, Alice incontra Tweedledee e Tweedledum in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di L. Carrol, Macmillan Publishers Ltd, Londra, 1871

 

Dai miti di tutto il mondo ho scoperto che i gemelli sono rappresentati, sia nel bene che nel male, come entità ultraterrene, creatrici della vita sulla terra. La cosa non mi dispiacerebbe se non fosse che molte di queste leggende, hanno instillato nell’uomo false superstizioni, purtroppo ancora molto diffuse, sulla natura oscura e malvagia dei gemelli. Ma non è solo a causa del mito se i gemelli vengono comunemente detti “bizzarri” o “strani”, anche la letteratura per l’infanzia ha ricalcato ed interpretato le medesime ideologie, dando vita ad una varietà di racconti con gemelli incomparabili e strampalati. I gemelli Tweedledee e Tweedledum nell’Alice di Lewis Carrol, per esempio, sono una coppia dall’identità discontinua, degli eterni rivali che bisticciano per le ragioni più insignificanti. Avere a che fare con questi gemelli, identici e antipatici, angoscerebbe chiunque, figuriamoci Alice, vittima dei loro prepotenti giochi a cui cerca di sottrarsi rivolgendosi ai due come fossero la stessa persona (e ti pareva!).

Essere gemelli in realtà non è per niente spaventoso e la letteratura per l’infanzia fortunatamente non manca di rivelarlo. Ariel e Leira in Il canto dei gemelli (Edilibri, 2013) di Maria Biasio Fulgosi e Cor e Corin in Un ragazzo e il suo cavallo (Mondadori) di C.S. Lewis appartengono anche loro a mondi incantati, sono due coppie di gemelli separati alla nascita ma che il fato ricongiunge attraverso una sorprendente sincronia di eventi. La loro sorte, non a caso, è contenuta nei loro curiosi e assonanti nomi, i quali risuonano come fossero parti affini di uno stesso elemento. E ciò, se ci pensate, vuole semplicemente indicare l’innato istinto dei gemelli a stare uniti e a cercarsi se divisi. Nulla di così ultraterreno direi.

R. Dirks, Bibì (Hans, a destra) e Bibò (Fritz), Sculaccioni & figli dei fiori, collana Oscar Mondadori, Milano, 1974. Vignetta dell’autore.

 

Quale bambino poi descriverebbe Fred e George Weasley come oscure entità? È vero, J. K. Rowling li ha resi maghi a Hogwarts, ma siamo onesti, chi di noi non vorrebbe esserlo? La loro fama non è data certo da poteri soprannaturali, ma dalla loro umana e travolgente simpatia di cui perfino la Rowling non riesce a farne a meno. Questi gemelli, insieme alle adorabili streghe Vaniglia e Pervinca in Fairy Oak – Il Segreto delle Gemelle (Salani, 2016) di Elisabetta Gnone, spiccano nella letteratura per ragazzi soprattutto per le loro qualità umane. Gli ingredienti principali delle loro avventure sono l’amore, l’empatia, la complicità ed una sana esuberanza. E credetemi se dico che i gemelli sanno come far sbellicare dalle risate. Anche i terribili monelli Hans e Fritz (in Italia Bibì e Bibò) di Rudolph Dirks e Max e Moritz di Wilhelm Bush sono unici in questo, vivono in sobborghi urbani e non fanno uso di magie. Loro se ne fregano delle regole e delle conseguenze della loro cattiva condotta, agiscono unicamente per divertirsi ai danni dei grandi combinando pasticci senza eguali. Non importa se sono pestiferi, le loro storie, concepite per far ridere, hanno ispirato centinaia di altri racconti ed io, ghiotta di libri e di buon umore, gliene sono riconoscente. Volete un esempio? Marco e Mirko in Storie di Marco e Mirko (Einaudi Ragazzi, 2012) di Gianni Rodari, Andrea e Sofia in Duelli, castelli e gemelli (Giunti, 1995) di C.A. Martigli e Max e Lot in I gemelli terribili (Il Castoro, 2016) di Jozua Douglas, sono tutti gemelli a cui non interessa essere identici, opposti o fratello e sorella, ciò che a loro importa è essere complici nelle loro birichinate, utili per ribellarsi un po’ ed imparare l’un l’altro da gioie, errori e dolori. A guardarli così i gemelli non si direbbero terrificanti, anzi. È vero che tra gemelli possono nascere orribili litigi (io e la mia gemella Giulia l’abbiamo sperimentato), ma è anche vero che molte di queste liti sono soprattutto scatenate dal modo in cui il mondo, influenzato da preconcetti, si relaziona a essi. Ruby e Gran in La fotocoppia (Salani, 1996) di Jacqueline Wilson, Henrietta e Arabella in Due gemelle troppo diverse (Terre di Mezzo, 2020) di Kathryn Siebel e Ada e Peppa in La gemella buona e la gemella cattiva (Feltrinelli Kids, 2000) di Rossana Campo ne sanno qualcosa. Per queste gemelle il rimedio ai contrasti è una temporanea separazione, essenziale per conoscere loro stesse fuori dal duo e risanare il loro speciale rapporto.

Chiara Rapaccini, I gemelli giornalisti di E. Cavalli (Battello a Vapore, Piemme)

I pregiudizi del mondo invece sono ancora difficili da curare, ma non impossibili. In tal caso le sopradette gemelle ed io consigliamo una buona medicina contro l’esclusione e la disuguaglianza: fare la pace (anche in questo i gemelli sono degli esperti); favorisce l’accettazione delle diversità, l’inclusione e può essere contagiosa.

E se fossimo tutti gemelli sconosciuti di altri gemelli sconosciuti? Come in avvio di Carlotta e Carlotta di Erich Kästner? Per vivere in pace sulla terra non c’è affatto bisogno di avere un gemello biologico e poi, secondo Ennio Cavalli, così a nessuno verrebbe in mente di fare la guerra. Lo sostiene ne I gemelli giornalisti (Piemme, 2002), attraverso la voce narrante di un bambino che ama raccontare le avventure del papà e dello Zio Marco, entrambi gemelli, e la loro voglia di andare d’accordo.

E se vi dicessi che la terra è abitata per metà dai nostri gemelli sconosciuti? Non sono dei sosia, né comuni gemelli, ma degli stranieri, non per questo alieni, o strani umani, solo diversi e unici, come tutti del resto. Sta a noi riconoscerli. A volte sincronie e magiche assonanze ci guidano proprio verso di loro, che forse ci cercano come noi, fra un gemellaggio, con i libri, e l’altro. Chissà che non ci si ritrovi a metà strada o ad un passo da qui.

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