L'ARTICOLO DEL MESE/LA RIVISTA

Quale educazione? A proposito delle Indicazioni nazionali di Reginaldo Palermo

L’articolo di Reginaldo Palermo, che riflette sulla bozza delle nuove Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, è pubblicato su Andersen n.422 – maggio 2025. Sostieni la rivista Andersen con un abbonamento!

Nel 2006 fa usciva un volumetto di Giancarlo Cerini, pedagogista e ispettore scolastico morto proprio cinque anni fa, dal titolo molto curioso, Se la riforma fosse una ballata popolare. Strategie e tattiche per l’innovazione nella scuola.

Dopo quella pubblicazione l’espressione coniata da Cerini è diventata uno slogan in cui moltissimi operatori scolastici si riconoscono; il significato è tanto semplice quanto profondo sotto il profilo pedagogico e politico: una idea pedagogica, per dare vita ad una vera riforma, deve riuscire a creare un movimento corale.

In altre parole, neppure il miglior Ministro potrebbe riuscire oggi a realizzare una riforma che cambi la scuola e che non si limiti invece ad essere una operazione burocratica di facciata.

Per capire le ragioni per cui la riscrittura delle Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione voluta dal ministro Giuseppe Valditara stia incontrando resistenze e difficoltà fra i docenti ma anche nel mondo accademico e fra le associazioni professionali bisogna partire esattamente da questa considerazione.

Il primo “tallone d’Achille” della riforma proposta dal ministro Valditara sta proprio nel mancato coinvolgimento del mondo della scuola.

Proviamo a ricostruire rapidamente la vicenda. Verso la metà del mese di gennaio Valditara, con un paio di uscite pubbliche, annuncia la volontà di cambiare le Indicazioni in vigore che risalgono al 2007 (era ministro Giuseppe Fioroni) e che erano state riviste nel 2012 e poi ancora aggiornate nel 2018.

Nulla viene detto sulla composizione della Commissione incaricata della stesura del testo anche se circola il nome del noto editorialista Enrico Galli Della Loggia come “ispiratore” del progetto ministeriale.

A quel punto in molti fanno 2+2 e osservano che proprio qualche mese prima era stato pubblicato un volumetto dal titolo “Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo”; autori Galli Della Loggia e Loredana Perla, docente di pedagogia all’università di Bari e anche questo nome entra nel novero delle possibili “menti” del progetto.

Poche settimane dopo arriva la conferma: a coordinare la Commissione è proprio lei, mentre a Galli Della Loggia viene assegnato il compito di occuparsi della sottocommissione sulla storia. Intanto il Ministro, giorno dopo giorno, entra in dettagli sempre più precisi che consentono di intravvedere il disegno culturale sotteso all’operazione.

Si parla di introdurre l’epica già nelle prime classi della scuola primaria, senza peraltro trascurare lo studio a memoria delle poesie; e c’è anche una novità importante: il latino sarà “materia” di studio (seppure opzionale) negli ultimi due anni della secondaria inferiore.

Ma l’aspetto che fa discutere più di tutti riguarda l’insegnamento della storia perché il Ministro non perde occasione per sottolineare che questa disciplina dovrà servire soprattutto a rafforzare fin dai primi anni di scuola il senso dell’identità nazionale e della “italianità”.

E così, fra qualche intervista e qualche intervento pubblico del Ministro, si arriva alla metà del mese di marzo quando, in occasione di Fiera Didacta a Firenze, viene annunciato che la Commissione coordinata da Loredana Perla ha portato a termine la stesura di una prima bozza delle nuove Indicazioni, bozza che viene finalmente resa nota e messa a disposizione di tutti mentre le scuole vengono invitate a rispondere a un questionario di “gradimento” che suscita subito non poche polemiche (sindacati e associazioni evidenziano come le domande, di fatto, non prevedano risposte critiche). Inoltre le scuole lamentano il poco tempo a disposizione e il poco spazio per osservazioni “libere”.

Tanto che il Ministero deve subito correre ai ripari, prorogando di una settimana i tempi di consegna del questionario e assicurando le scuole che sarebbe stato possibile formulare liberamente pareri e osservazioni inviando una mail ad un indirizzo creato appositamente per scopo.

Il documento divulgato a metà marzo si presenta come un testo molto ampio (poco più di 150 pagine), di lunghezza doppia rispetto alle Indicazioni precedenti, ma soprattutto fa emergere una questione delicata non solo sotto l’aspetto pedagogico ma anche sotto il profilo normativo.

Di fatto, in molti ambiti il documento entra nel merito dei contenuti di insegnamento, alle volte anche in modo molto minuzioso, tanto da far pensare più a “programmi” (qualcuno parla addirittura di “stile da guida didattica”) che ad “indicazioni”.

E questo non è un problema puramente lessicale perché la legge del 1999 sulla autonomia scolastica prevede espressamente che al Ministero spetti solamente la definizione gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni; la definizione dei concreti contenuti di insegnamento tocca invece alla scuola che deve costruire il “curricolo di istituto” in modo coerente con le indicazioni ministeriali ma anche tenendo conto del contesto socio-culturale in cui la scuola stessa opera.

Ed è proprio qui che nasce il problema, perché molti osservano che il documento della Commissione Perla, non limitandosi a definire gli obiettivi di apprendimento, invade le prerogative delle scuole.
Il problema viene acuito anche dal fatto che, in più di una occasione, nella comunicazione esterna, sia alcuni componenti della Commissione sia esponenti politici della maggioranza di Governo sottolineano che con la “Riforma Valditara” cambieranno i “programmi scolastici”.

Non sono poi mancate, in queste settimane, osservazioni critiche anche sulle indicazioni delle diverse discipline.

Le associazioni accademiche degli storici, per esempio, hanno esaminato il testo della Commissione e lo hanno considerato palesemente “eurocentrico”, privo quindi di quella prospettiva multiculturale che aveva caratterizzato le Indicazioni del 2007 ispirate anche al “pensiero della complessità” del filosofo francese Edgar Morin e alla sua visione mondiale e sistemica dei problemi dell’educazione.

D’altronde il capitolo sulla storia si apre proprio con una frase molto discussa: “Solo l’Occidente conosce la Storia … altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia”.
Ma ciò che alla maggioranza degli storici proprio non piace è il fatto che si dica che alla scuola primaria la storia deve essere “raccontata” anche senza riferimenti (inutilmente complicati per bambini di quella età) a documenti e fonti storiche.

La conseguenza immediata è che le Indicazioni “suggeriscono” curiosi argomenti di lettura già per il secondo anno della scuola primaria (i Martiri di Belfiore e la Piccola vedetta lombarda).
L’uso delle fonti viene però recuperato nella lingua italiana dove si propone la lettura dei classici dell’epica antica (Iliade ed Eneide) ma si fa anche “piazza pulita” della “educazione linguistica democratica” (proprio in queste settimane ricorrono i 50 anni dalle notissime “10 tesi” di Tullio De Mauro).

Curiosamente il capitolo sulla geografia sembra basarsi su una visione meno eurocentrica e quando si parla dell’Italia si sottolinea sempre di considerare con attenzione i legami con il resto del mondo. E così c’è anche chi evidenzia qualche contraddizione fra i diversi capitoli del documento.

Nelle ultime settimane, mentre si sono moltiplicate iniziative di associazioni e società accademiche tese a sottolineare le criticità della proposta della “Commissione Perla” il Ministro ha ribadito l’intenzione di pubblicare il testo definitivo del decreto che potrebbe quindi essere emanato senza che ci sia il tempo di esaminare a fondo le critiche e le osservazioni del mondo della scuola.

Tanto che, a questo punto, da più parti è stata anche lanciata la parola d’ordine “questo documento va respinto al mittente”.

Per acquistare il numero di questo mese o abbonarvi alla rivista per tutto l’anno, visitate il nostro bookshop

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è banner-newsletter.gif