L'ARTICOLO DEL MESE/LA RIVISTA

Intervista con Heena Baek di Mara Pace

L’articolo di questo mese, pubblicato su Andersen n. 426, è un’intervista di Mara Paceall’autrice sudcoreana. Tra i suoi libri, in Italia sono stati pubblicati da Terre di MezzoLe caramelle magiche (SuperPremio Andersen 2024), Io sono un cane, La fata dell’acqua e Come si fanno le caramelle magiche. Arriva in ottobre sugli scaffali il suo ultimo albo illustrato: Buon compleanno! Per sostenere Andersen, acquista una copia della rivista o sottoscrivi un abbonamento!

Incontro per la prima volta l’autrice coreana Heena Baek nel cortile del cinema dove nei giorni della Bologna Children’s Book Fair, tra bolle di sapone, biglie e caramelle, è stato proiettato il cortometraggio in stop-motion Magic candies, diretto da Daisuke Nishio e tratto dall’albo Le caramelle magiche (SuperPremio Andersen 2024 – pubblicato da Terre di Mezzo), tra le nomination per l’Oscar 2025. Prima di cominciare a realizzare i suoi peculiari albi illustrati, fotografando scenografie create interamente a mano, Baek ha studiato animazione e lavorato in ambito pubblicitario e nei multimedia per l’infanzia.

Illustrazioni tratte da Le caramelle magiche

Quali sono i punti di contatto e le principali differenze tra albo illustrato e animazione?

Sono linguaggi che conosco e amo da molto tempo: entrambi ci aiutano a raccontare una storia. Cambia però il modo in cui interagiscono con il lettore/spettatore. L’albo illustrato è un oggetto tangibile, che il bambino può tenere tra le mani: è lui a decidere come esplorare le immagini, e quanto tempo soffermarsi. Con l’animazione, al contrario, lo sguardo resta fisso, le immagini scorrono al ritmo stabilito dagli autori, mentre acquistano importanza gli elementi sonori.

Quando lavoro a un albo illustrato, realizzo tutto a mano: modello i personaggi e le scenografie affinché il lettore possa immergersi nella storia. Per quanto riguarda l’animazione, invece, il mio è soprattutto un lavoro di revisione. Per realizzare Magic candies, non è stato necessario stravolgere il contenuto o la struttura della storia. Però abbiamo dato maggiore spazio ad alcuni dettagli divertenti o “storie nascoste” che non potevano trovare spazio nell’albo illustrato. Credo che la narrazione, in questo senso, ne risulti arricchita.

Non è la prima volta che il cibo entra nei suoi libri: anche nel suo albo d’esordio – Cloud Bread (2004) – c’era un pane impastato con le nuvole.

Quando scrivo, voglio trasmettere ai bambini delle emozioni positive e il cibo in questo è di grande aiuto. Inoltre mi piace mangiare cose buone e, forse anche per questo, il cibo rappresenta per me un’importante fonte di ispirazione. Trovo affascinante anche un altro aspetto: i cambiamenti che avvengono quando mangiamo – il miglioramento dell’umore, l’energia che ci pervade all’improvviso – hanno qualcosa di magico.

La magia è un altro ingrediente importante della sua scrittura, anche se al centro della narrazione troviamo sempre i personaggi: ciò che provano, le relazioni che costruiscono.

Anche quando affronto temi che possono sembrare scomodi o spiacevoli, il mio obiettivo è far emergere un messaggio positivo. L’elemento fantastico costituisce un ponte, che diverte i lettori e li aiuta a comprendere meglio le emozioni che racconto. Per me è fondamentale che un bambino possa divertirsi leggendo le mie storie.

L’albo illustrato La fata dell’acqua ha qualcosa di universale – la gioia del gioco nell’infanzia, la bellezza dei corpi nudi – ma anche una componente culturalmente specifica. Che cosa rappresentano le jjimjilbang in Corea?

Il ruolo delle jjimjilbang si è evoluto nel tempo. Oggi i bagni pubblici sono frequentati soprattutto per rilassarsi, per concedersi una pausa. Quando ero più giovane, avevano un significato profondo. Erano luoghi dove ci si recava per la “pulizia” in un senso più ampio: un momento di rinascita. E questo valeva anche per i bambini, quando dovevano riprendersi da qualche malessere. Le jjimjilbang, però, nonostante fossero associate a un’attività quotidiana come il lavarsi, rappresentavano ai miei occhi di bambina un posto speciale: la gente non era vestita e in sottofondo sentivi il rumore dell’acqua e un piacevole chiacchiericcio, che ti avvolgeva e cullava.

Il suo stile è molto particolare: invece di illustrare, crea sculture e poi le fotografa.

Rifletto sempre a lungo su quale possa essere il modo più divertente per raccontare qualcosa. Quando progetto un libro, sono io la prima lettrice, e devo perciò divertirmi mentre lo realizzo. Se mi diverto io, si divertiranno anche i bambini. La creazione artigianale di ambienti e personaggi, la cura dei dettagli, la gioia con la quale mi prendo cura di tutto, è parte fondamentale di questo processo.

In un certo senso si riconnette con l’infanzia. Che lettrice era da bambina?

L’infanzia è un periodo della vita in cui ci viene richiesto di immaginare che tipo di persona diventeremo da grandi. Questo richiede una grande forza, da parte dei bambini. Per quanto mi riguarda, senza dubbio amavo le storie. Il libro a cui sono più legata, e che ho portato a lungo con me, rileggendolo in continuazione, è La storia di Peter Coniglio. Quando ho pensato di cominciare a scrivere storie per l’infanzia, mi ha fortemente influenzata. Ci sono stati altri libri nel mio percorso, più grafici, legati ad aspetti artistici, ma alla radice di tutto sento sempre i racconti di Beatrix Potter.

Nel 2020 ha vinto l’Astrid Lindgren Award. C’è un legame tra lei e Pippi?

Da bambina mi chiamavano Pippi. In effetti mi piaceva la serie televisiva, ma il soprannome lo devo a una questione prettamente estetica: avevo le lentiggini e qualcuno ha iniziato a chiamarmi così!

Interni di Buon compleanno!, in uscita a ottobre per Terre di Mezzo

Cosa può raccontarci di Buon compleanno!, il suo prossimo albo illustrato?

È un libro che riflette sull’importanza di prendersi cura di noi stessi. Valorizzare ciò che siamo, averne cura. Qualcuno potrà trovare strano un soggetto del genere, in un libro per l’infanzia, ma personalmente trovo che sia un valore fondamentale da trasmettere. 

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