Il ragazzo e l’airone, l’ultimo film di Miyazaki

 

La recensione di Mara Pace, dedicata all’ultimo film di Miyazaki, è stato pubblicato su Andersen n.409 – gennaio/febbraio. Sostieni la rivista Andersen e abbonati ora!

Nell’arco di poche settimane, a cavallo tra il 2023 e il 2024, sono arrivati in Italia Il viaggio di Shuna, graphic novel del 1983 che anticipa i lungometraggi autoriali di Hayao Miyazaki (recensione pubblicata su Andersen n.408), e quella che potrebbe essere l’ultima opera di animazione del grande maestro del cinema giapponese, che ha da poco festeggiato il suo ottantatreesimo compleanno.

Il ragazzo e l’airone, realizzato tra il 2016 e il 2022, è ispirato a quello che potremmo considerare il “libro d’infanzia” di Miyazaki, il romanzo di Genzaburo Yoshino E voi come vivrete? (in Italia pubblicato da Kappalab), un libro che il regista ricevette in dono dalla madre. Non è la prima volta che il cinema di Miyazaki trae spunto dalla letteratura, anche se in questo caso il legame è più dichiarato che sostanziale: la storia de Il ragazzo e l’airone è prima di tutto autobiografica; affonda le sue radici nel passato del regista, nella storia del Giappone, e infine affronta i territori più incerti del sogno e dell’incubo, dove i piani temporali si sovrappongono, dove l’acqua trasforma, accompagna la vita e la morte. Un racconto denso di significati, per il quale non basta una sola visione. 

I Warawara da un fotogramma del film Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki

La prima sequenza ci sorprende, utilizzando uno stile d’animazione inedito per Miyazaki (forse un omaggio all’amico Isao Takahata, co-fondatore dello Studio Ghibli), catapultandoci negli anni della Seconda Guerra Mondiale con una sequenza drammatica e spezzata, che dà voce a tutto il dolore del giovane Mahito mentre attraversa la città in fiamme, diretto all’ospedale dove si trova sua madre. Come la madre di Mei e Satsuki in Totoro, come la madre di Miyazaki bambino. Il padre di Mahito, dopo la morte della moglie, sposa la sorella più giovane, che a sua volta attende un bambino: un doppio della madre, un doppio del figlio. Mahito affronta il lutto e per farlo attraversa il confine tra la vita e la morte. Suo compagno di viaggio è un airone psicopompo, una creatura mutaforma, a tratti buffa e a tratti spaventosa: il primo gesto di Mahito è costruirsi arco e freccia per affrontare la sua presenza inquietante e insistente. C’è un “mondo di sotto” da attraversare, un prozio che ha letto troppi libri, edifici che prendono vita, un regno di storie da costruire, un mondo da salvare, e poi i Warawara, piccole creature bianche: i bambini che devono ancora nascere. Ed è all’infanzia, ancora una volta, allo sguardo dei bambini, che Miyazaki affida il futuro e la bellezza del mondo. 

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