Premio Andersen 2025: Miglior libro fatto ad arte la quarantaquattresima edizione

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Notte magica di Sarah Cheveau, trad. di Camilla Diez, Fatatrac 

Per un’esplorazione a misura di bambino dove la ponderata scansione delle pagine accende la curiosità del lettore, in un procedere di scoperta e meraviglia. Per le pagine capaci di dare corpo al  mistero e al fascino della notte, che diventano occasione per un incontro quasi primordiale con la natura. Per la sapiente commistione dei linguaggi, tra illustrazione, fotografia e spunti operativi.

Recensione di Mara Pace, pubblicata su Andersen n.419

Nelle sue Brevi lezioni di meraviglia (Aboca), Rachel Carson descrive l’incanto della notte, e come offra la possibilità di esplorare la natura insieme a un bambino con l’aiuto di una torcia, creando un’atmosfera di mistero, attesa e stupore. “Suppongo” scrive Carson, ricordando le escursioni con il nipote di pochi anni “fosse un modo non convenzionale di intrattenere un bambino così piccolo”. Un modo però capace di trasmettere “il senso del mistero e della bellezza della notte, e di come brulichi di occhi vigili e piccole forme in attesa.” Il gioco notturno della meraviglia è protagonista anche di questo nuovo albo illustrato di Sarah Cheveau, tradotto da Fatatrac, dov’è la sapiente scansione delle pagine ad accendere la curiosità del lettore.

La voce narrante, che appartiene a una bambina, racconta di essersi addentrata nel bosco al calar del buio. Il testo si interrompe quando afferma “E ho visto…”, per lasciare spazio a una breve sequenza di tavole mute dove la vegetazione ostacola la vista. Se il libro viene letto ad alta voce, spetta al lettore adulto cogliere questa pausa per sollecitare la curiosità del bambino, prima di voltare pagina e svelare le creature di passaggio: lepri, volpi, tassi, caprioli. Quando ormai pregustiamo la ripetizione del meccanismo narrativo, Sarah Cheveau introduce alcune varianti (la fuga del capriolo, l’arrivo del branco) e immerge il lettore nel buio. A questo punto entra in scena la creatura misteriosa, che cattura l’attenzione della bambina e ha qualcosa di magico: la possibilità di realizzare un desiderio, tanto impossibile quanto meraviglioso. Per mostrarcelo, in quello che pare un omaggio a Tutto da me di Wondriska, l’autrice ricorre così alla fotografia.

L’ultima parte del volume contiene uno spunto operativo, un invito al disegno che è anche “dietro le quinte” del lavoro artistico. Sarah Cheveau rivela infatti di aver utilizzato dei legnetti bruciati trasformati in carbone, e suggerisce al lettore di fare altrettanto.

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