Condividiamo anche sul nostro sito l’articolo che accompagna la prima edizione del Premio Strade “Flora Bonetti” tra le pagine di Andersen n.423. Eva Valvo di Strade dialoga con Claudia Valentini, scelta dalla giuria per la sua traduzione de Il lupo di Saša Stanišic (Iperborea).
L’edizione 2025 del Premio Andersen si è arricchita di una nuova categoria, con il premio alla migliore traduzione, selezionata tra tutti i titoli finalisti da una giuria combinata, composta da membri della redazione di Andersen e del sindacato traduttori editoriali Strade. Tale scelta è stata un passo naturale nel cammino di collaborazione intrapreso anni fa tra Andersen e il mondo della traduzione. L’obiettivo è duplice: da un lato a valorizzare la ricchezza portata dalla traduzione nel panorama editoriale italiano, testimoniata dal numero significativo di opere tradotte che figurano abitualmente nella schiera dei finalisti, e dall’altro a garantire il giusto merito e riconoscimento al lavoro di chi le rende disponibili in lingua italiana.
Il premio è intitolato a Flora Bonetti, stimata traduttrice dall’inglese e dallo spagnolo, nonché persona estremamente generosa e attiva nella vita di Strade, che ha dato voce ad autori importanti anche nell’ambito della letteratura per ragazzi, come Louis Sachar e Michael Morpurgo. Non un nome noto ai più, ma proprio per questo rappresentativo di una categoria che lavora dietro le quinte, con passione e competenza, per traghettare le storie oltre i confini linguistici e culturali.
In un certo senso si può definire un premio “peer-to-peer”, dato da chi traduce a chi traduce sulla base di una serie di criteri tecnici, quali padronanza linguistica e creatività, scorrevolezza lessicale e sintattica, aderenza stilistica e coerenza nella strategia di traduzione. La giuria di Strade, inoltre, rappresenta un ampio ventaglio di lingue nell’ottica di una pluralità di sguardi e prospettive: da quelle più diffuse come inglese, francese, spagnolo e tedesco a quelle nordiche e slave, passando per l’ebraico, il giapponese e il nederlandese.
Il premio alla migliore traduzione è andato a Il lupo di Saša Stanišic, tradotto dal tedesco da Claudia Valentini e illustrato da Regina Kehn per i tipi di Iperborea. Ne abbiamo parlato insieme alla traduttrice, che ha sempre avuto un “amore viscerale” per le lingue, coltivato fin dai banchi di scuola, dove ha studiato inglese, francese e tedesco, e poi ricercando nuove sfide con gli studi di russo e di traduzione all’università, fino a scoprire la traduzione editoriale facendo un esercizio in classe sull’incipit di Matilda di Roald Dahl.
Saša Stanišić, nato in Bosnia-Erzegovina da madre bosniaca e padre serbo e rifugiatosi in Germania durante le guerre jugoslave, è considerato uno dei più amati autori tedeschi per l’inventiva e la ricchezza poetica della sua scrittura.
“Occupandomi di letteratura per bambini e ragazzi”, racconta Valentini, “pian pianino ho iniziato a restare indietro sul mondo della letteratura ‘per adulti’, diciamo così, anche se è una definizione che mi fa sempre sorridere. Avevo ovviamente sentito parlare del talento di Saša Stanišić, ma l’ho scoperto davvero soltanto quando si è dedicato anche alla scrittura per più piccoli. E quando Terre di Mezzo mi ha assegnato la traduzione del suo Taxi Pazzi. Qualche anno dopo, poi, quando ho saputo che Iperborea aveva acquisito i diritti per l’edizione italiana di Wolf, ho offerto alla redazione di fare una prova di traduzione. L’editor Cristina Marasti mi ha detto che l’avevo soltanto anticipata, perché anche loro avevano in mente di mantenere la stessa voce in italiano. E così è nata la collaborazione.”
Una scrittura ricca e densa come quella di Stanišić pone una bella sfida a chi si appresta a tradurla, ma probabilmente anche per questo stimola la creatività e l’inventiva. “A volte il non detto pesa più di pagine piene di parole. Quindi la prima vera sfida è stata quella di muovermi nel solco del suo stile senza esondare mai” spiega la traduttrice. “Anche perché l’autore ci racconta tutta la storia attraverso gli occhi di un personaggio meraviglioso che, per protezione, osserva il mondo intorno a sé con occhi cinici e critici, commentando tutto con una lingua sagace e pungente, stilettate di chi è abituato a tenere le emozioni a distanza per non farsi sopraffare. Quindi dovevo evitare di appesantire, aggiungere o dilungarmi inutilmente, e mantenere invece il ritmo e la vivacità dei pensieri del protagonista. La seconda sfida è stata quella dei neologismi e dei giochi di parole. Quello che mi affascina di questo autore è che, pur non nascendo madrelingua tedesco (o forse proprio grazie a questo?), ha in realtà una capacità formidabile di indagare la lingua e giocarci a suo piacimento. E sono guai per i traduttori! Guai molto dolci, a dire il vero, perché mi sono divertita moltissimo a cercare le soluzioni migliori”. In questi casi bisogna reinventare le parole, cercando di veicolarne il senso insieme alle connotazioni e associazioni che si portano dietro. “In questo romanzo il neologismo non è un puro divertissement, ma assume un ruolo importante” continua la traduttrice. “L’autore, infatti, sceglie di affrontare una tematica difficile come quella del bullismo e di metterla in mano a un ragazzino sveglio, intelligente, arguto, un ragazzino che coglie al volo le dinamiche che si instaurano attorno a sé e che ha tutti i mezzi per esprimersi in merito. Eppure anche lui ha paura, fa fatica a trovare le parole giuste per farlo, tanto che – per sua stessa ammissione – ci riesce soltanto ricorrendo a parole nuove, inventate per esprimere ciò che ha dentro. Come disaltrattato, ad esempio. Che fatica, ma anche che gioia, arrivare a questa soluzione!”
Ma questo lupo, poi, chi è? “È stato affascinante per me parlare di questo libro con varie persone di diverse età che l’hanno letto e vedere quante emozioni e quante sensazioni diverse ha lasciato in me e in ciascuno di loro” racconta Valentini. “È un libro magico, che ti mette davanti a te stesso e alle tue idiosincrasie. Vorremmo tutti pensarci buoni ed eroi, avere un carattere definito, preciso, coerente a sé stesso in ogni situazione. E invece siamo tutti in balia di paure e di emozioni contrastanti, del lupo, insomma. Un lupo però che, proprio come la paura, ci spinge ad agire. È stato molto bello vedere anche come in redazione, tra colleghi, lettori e recensori nessuno abbia risposto in maniera identica alla domanda: ‘Ma per te cos’è questo lupo?’. Proprio come il protagonista, anche il lupo parla a ciascuno di noi in una propria lingua. Ognuno di noi sa dare un volto ben preciso a quel lupo. Il libro ci invita a non dimenticarcene mai e, soprattutto, a non demonizzarlo ma a farcelo alleato”.