L'ARTICOLO DEL MESE

Atlanti Babelici di Donatella Trotta

L’articolo di Donatella Trotta – pubblicato Andersen n.392 – maggio – racconta Atlanti Babelici, un progetto della Biblioteca Errante che raccoglie libri d’artista tra parola, materia, immaginazione e percezione tattile, costruendo un percorso tra le città del Mediterraneo. Sostieni Andersen, abbonati ora!

Quali e quanti sentieri percorre l’immaginario collettivo di artisti/artigiani per delineare mappe emotive dei luoghi da loro vissuti e attraversati con sguardi diversi e inconsueti attenti a tracce, impronte, frammenti di vita invisibili? E se questi territori sono “città di mare con abitanti”, luoghi dell’anima affacciati sul Mediterraneo, quali risonanze, nessi, cortocircuiti e relazioni inattese possono sprigionarsi da un cammino di narr/azione individuale e insieme comunitaria di questi siti, declinato da differenti soggettività nomadi, operose e creative in un rinvio costante tra parola e materia, immaginazione e percezione tattile, sguardo e manualità, paesaggio interiore e territorio? È un progetto visionario dagli effetti moltiplicatori – come un sasso nello stagno – quello della Biblioteca Errante: mosaico in progress di una collezione di “Atlanti Babelici” – ovvero libri d’artista in forma di leporello fatti a mano, tasselli di un’arte corale (ri)generativa e itinerante, accompagnati da componimenti in versi in italiano e in arabo su parole chiave e altre suggestioni intrecciate – realizzati, a cura dell’Associazione culturale La luna al Guinzaglio di Potenza con il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale di Roma, in contemporanea in quattro città italiane (Bari,  Catanzaro, Palermo, Napoli). Ciascuna coinvolta con cinque leporelli creati a partire da altrettanti orizzonti ispiratori (mare, terra, corpo, cielo, movimento) e poi esposti in luoghi simbolici (musei, gallerie) di ogni città, con mostre temporanee corredate da laboratori rivolti a studenti, educatori, insegnanti, per una nuova condivisione gener/attiva della poietica del percorso.

«È un progetto felice, guidato da una logica generativa. Noi pensiamo infatti di avere a che fare non tanto con l’arte, quanto piuttosto con i processi: la nostra è l’arte della relazione», sottolinea la sua vulcanica referente, Rossana Cafarelli, sociologa e “anima” della Luna al guinzaglio, associazione di ispirazione rodariana che dal 2003 opera in Basilicata nel campo dell’arte, dell’educazione e della cultura con percorsi di formazione, mostre, allestimenti e progetti didattici trasversali e che dopo aver aperto, nel 2008, il Salone dei Rifiutati – officina creat(t)iva e dal 2016 cooperativa sociale, che lavora sugli scarti di produzione aziendale valorizzandoli e donando nuova vita a materiali e oggetti rotti – ha dato poi il via nel 2018 a Potenza anche al MOON, Museo Officina Oggetti Narranti: dove il primo nucleo di oltre 20 Atlanti Babelici convergerà, dopo una iniziale fase di realizzazione, esposizione nelle città coinvolte e circuitazione (a Metaponto e Marsala, a fine maggio) in giro per l’Italia. Una “erranza” che, ad ogni passaggio/tappa, si arricchirà poi di sempre nuovi “leporelli babelici”, frutto dei cortocircuiti creativi accesi nei luoghi ospitanti. Ma l’idea di una Biblioteca Errante composta di variegati libri d’artista ha un precedente significativo.

Nasce, spiega Cafarelli, «nella scia del progetto M.E.M.O.R.I., il Museo Euro Mediterraneo dell’Oggetto Ri-fiutato, ossia fiutato nuovamente, realizzato nel 2019 in seno a Matera Capitale Europea della Cultura e frutto di una ricerca in dieci città euromediterranee (Genova, Marsiglia, Malaga, Tunisi e Tétouan; Bernalda, Venosa, Matera, Muro Lucano e Potenza) che ha raccolto, sul tema dell’incontro, dello scambio e dell’itineranza, un palinsesto di testimonianze costellate di oggetti di scarto da botteghe di artigianato locale, portati dal mare o trovati per strada, accanto a manufatti domestici e artistici di vita quotidiana, souvenir desueti, reperti accidentali, materiali eterogenei, usati, abbandonati, inutilizzati, deteriorati o in apparenza insignificanti: tutti frammenti di storie per un viaggio – anche della mano con le sue percezioni aptiche – divenuti pre/testo concreto per fissare gesti, incontri, contaminazioni, tradizioni e cambiamenti in un gioco di sconfinamenti che testimonia lo spostamento dell’interesse dall’oggetto tipico a quello topico, capace cioè di raccontare un patrimonio narrativo-artigianale mediterraneo da prospettive eccentriche, con modalità interattive».

Un progetto, anche, di originale sostenibilità ambientale per il recupero di culture materiali e saperi multiculturali attraverso una sorta di ludica ma rigorosa grammatica della fantasia: quasi un abbecedario degli alfabeti euromediterranei che invita a nuovi sguardi sul mondo, intrecciando linguaggi e pezzi di vita concreta, visioni, sensibilità d’artista e talenti artigianali. Un progetto aperto: che Gianluca Caporaso – poeta, narratore e tessitore di trame di comunità attraverso laboratori di lettura e scrittura fantastica per bambini, educatori e genitori in tutta Italia – autore dei versi che accompagnano tutti i leporelli e ispirati da 50 parole chiave (10 per ogni orizzonte dato a ogni città) consegnategli come un lascito dagli artisti/artigiani/collettivi autori degli Atlanti Babelici, definisce

«un gioco combinatorio, esito di un cammino di lettura del mondo che è una pro-vocazione, ossia una chiamata che convoca ad ogni attraversamento di orizzonte anche una voce poetica, musica silenziosa dei materiali di memoria viva e narrante assemblati e cuciti nei leporelli».

Così, se a Bari l’Aps Ziczic ha lavorato con Lilia Angela Cavallo e Silvia Tarantini su carte varie, foglie, fiori finti cimiteriali, fili e tappi in metallo, abbinando oggetti a temi e luoghi in attraversamenti della città e del suo lungomare a piedi e in bici, a Catanzaro il writer e street artist Massimo Sirelli ha creato i suoi 5 atlanti babelici da leggere con il cuore, toccare e annusare attraverso collage di carte di recupero, planimetrie originali, etichette, vecchie foto, fotocopie di archivio e adesivi assemblati con stencil, graffiti-tag, markers per calligrafia e bombolette spray.

E se a Palermo il collettivo di Edizioni Precarie di Carmela Dacchille ha restituito gli orizzonti di corpo, cielo, terra, mare e movimento con le tecniche delle proprie collaudate sperimentazioni di design e grafica che, partendo dal recupero della tradizione artigianale e delle storie locali, trasforma in forma ironica e ludica una materia, la Carta Alimentare da Lettera che è un viaggio e un racconto attraverso i mercati storici di Palermo e molto altro, a Napoli la sensibilità grafico-artistica di Daniela Pergreffi, docente di Illustrazione all’Accademia di Belle Arti, ha affrontato la sfida di raccontare senza parole e molti segni/simboli la millenaria e pluristratificata “città porosa” con il suo sguardo soggettivo su una Dadapolis esplorata a partire, dice l’artista di origini emiliane, da una «geografia degli interstizi in cui si insinua il dinamismo di metamorfosi continue»: echeggiate da collage, stampa di oggetti inchiostrati, acquerelli e fili di cotone fluttuanti, stencil, frottage, persino vecchie pellicole e radiografie nelle quali ogni frammento di Napoli che si impiglia nel setaccio e nell’orizzonte quotidiano intercettato dalla ricerca(u)trice-flâneuse «narra Napoli, o forse è Napoli cha sa restare sé stessa in ogni suo frammento», aggiunge Pergreffi. Lo ha testimoniato la sua mostra di cinque Atlanti Babelici, al Museo nazionale della ceramica Duca di Martina in Villa Floridiana – con le sue ulteriori sperimentazioni nei workshop rivolti al pubblico – dove le suggestioni necessarie, in tempi di guerra e pandemia, delle opere di tutti questi artisti in cammino e in dialogo tra città diverse rinviano, nei versi finali di Caporaso sull’orizzonte archetipico del mare partenopeo, al senso ultimo di questo percorso: «Tra sabbia e mare, e sassi e sole/ c’è un punto di sutura dove/ il mare cura le parole/ cuce ferite in albe nuove». 

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