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Come se fosse… di Anselmo Roveda

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[da ANDERSEN 250, luglio 2008 – monografico estivo dedicato al calcio. Il numero è disponibile qui]

Ho accantonato presto le velleità calcistiche. Doveva essere l’estate del 1983, avevo undici anni ed erano i tempi di Zico: nel torneo di Piampaludo (sperduto paesino dell’Appennino ligure) mi toccò il numero 10 e per una partita intera mi incitarono con Arturo!Arturo! (Arthur Antunes Coimbra, era il vero nome del mitico brasiliano), ma non combinai granché, fui pure espulso. Tornai più praticamente al ju-jitsu. Ma il calcio conosce valide simulazioni, meno impegnative – almeno per quel concerne fiato e botte varie – e comunque divertenti: con quelle mi cimentai.
Tra le simulazioni e i giochi a vario titolo ispirati al calcio se ne trovano veramente di tutti i tipi. Tre sono i dominatori del genere: il calciobalilla, il subbuteo e i videogiochi calcistici. Parto da questi ultimi, mi appassionano meno, giusto per registrarne lo strabiliante progresso in termini estetico-visivi e di giocabilità. Nel 1980 giocavo con un allora appena uscito Nasl Soccer, un videogame per la console casalinga Intellivision di Mattel; era il miglior simulatore di calcio in circolazione eppure a guardarlo oggi gli omini erano null’altro che sghembi figuri monocolore dalla falcata improbabile, formati da una dozzina di pixel sgranati. Poco, davvero poco quel videogame assomigliava al calcio visto in tv.

Tutt’altra musica oggidì per le mirabolanti novità videoludiche del settore; ultimo uscito Battle of the Nations – Uefa Euro 2008 prodotto da Electronics Arts in occasione degli Europei di Svizzera e Austria: qui sembra di assistere ad una partita seguita da un’ottima regia televisiva. I ragazzini ci giocano entusiasti, io non mi ci provo. Veniamo allora agli intramontabili subbuteo e calciobalilla; quest’ultimo in realtà, in spiaggia e nei bar, l’ho sempre chiamato calcetto o biliardino ma onde evitare confusioni con altri divertimenti, e vista l’accettata odierna ufficialità del termine (esiste, infatti, una F.I.C.B. – Federazione Italiana Calcio Balilla), qui così lo chiameremo (anche se a onor di cronaca non manca neppure una L.I.S.B. – Lega Italiana Sport Biliardino). Ad essere pignoli in fatto di nomi, anche il subbuteo andrebbe chiamato diversamente ovvero calcio da tavolo; pure qui viene in soccorso l’ufficialità di un’organizzazione di categoria, la F.I.S.C.T. – Federazione Italiana Sport Calcio Tavolo con tanto di affiliazione alla Federation of International Sports Table Football.  Subbuteo è infatti il nome commerciale del primo, e per lungo tempo unico, gioco di successo del genere. Con i nomi fermiamoci qua e andiamo alle più interessanti origini dei giochi; come in tutte le storie degli inizi realtà e leggenda si mischiano, si confondono e non mancano versioni contrastanti.

Il subbuteo, ad esempio, leggenda vuole essere nato nel 1947 nel garage di un ornitologo dilettante inglese: Peter Arthur Adolph. I bene informati smentiscono. Già nel 1929, infatti, era stato lanciato un table soccer assai simile; si trattava di New Footy, un gioco creato da tal William L. Keelings e in produzione per decenni, anche dopo l’avvento del Subbuteo. Fatto sta che la fortuna scelse Adolph e la sua creatura divenne presto un successo mondiale. Una curiosità sta nel nome che l’inglese adottò per il suo table soccer. Mister Adolph avrebbe infatti voluto chiamare il gioco Hobby, lemma che in inglese indica sia il “passatempo” che il “lodaiolo”, un falco di piccole dimensioni. Intervenuti problemi nella registrazione del nome commerciale, optò allora per la parte denotativa del nome scientifico, in latino, del piccolo rapace: Falco subbuteo. Il Subbuteo era nato e la sua fortuna non smise di crescere, almeno fino al 2000. Da pochi anni la casa produttrice – Subbuteo Sports Games Ltd, divisione della Waddingtons Games – era stata acquisita dalla multinazionale del giocattolo Hasbro; registrata una flessione di vendite il colosso americano sospese proprio in quell’anno la produzione del Subbuteo. La storia sembrava finita ma prima l’interesse di un distributore locale, l’italiano Edilio Parodi, che ne acquisì parte dei diritti lanciando Zeugo (versione nostrana del classico) e poi la determinazione di migliaia di appassionati nel mondo – organizzatisi con nuovi formati professionali prodotti da artigiani e ditte specializzate raggiungibili via internet – ne decretarono una nuova vita. Nel frattempo, visto il rinnovarsi del successo, anche la Hasbro con il marchio controllato MB ha rilanciato il Subbuteo. Chi volesse approfondire le origini mitologiche e le passioni collegate al gioco ora ha disposizione anche un libro: Subbuteo. Storia illustrata della nostalgia (pp. 110, euro 15,00, Isbn Edizioni, Milano 2007) di Daniel Tatarsky.

Origini sul filo della leggenda anche per il calciobalilla. La storia vorrebbe origini più articolate e complesse, richiamando e rimandando a piani da gioco già in uso nell’Ancien Régime, ma la leggenda è talmente bella che merita di essere accolta. Si dice, infatti, che ad inventare il calciobalilla sia stato Alejandro Finisterre (all’anagrafe Alejandro Campos Ramírez), un poeta e editore antifranchista spagnolo nato in Galizia nel 1919. Poliedrico uomo di cultura e avventura ha attraversato il Novecento tra mille mestieri – dal muratore al ballerino di tip tap – e molti paesi: Spagna, Francia, Ecuador, Guatemala, Panama, Messico e poi, dopo la caduta di Franco, ancora in Spagna, dove è morto nel 2007.
Alejandro Finisterre nel 1936, durante la guerra civile spagnola, fu ferito nei bombardamenti di Madrid, venne quindi portato in un ricovero dove conobbe bambini mutilati o resi storpi dagli eventi bellici. Il poeta pensò che nessuno di loro avrebbe più potuto giocare a football, così rimuginò una simulazione-soluzione e inventò il gioco che noi conosciamo come calciobalilla, lo chiamò futbolìn. La leggenda continua dicendo che Alejandro Finisterre brevettò il gioco nel 1937 a Barcellona, ma durante la fuga verso la Francia, per sottrarsi al regime franchista, perse i documenti di quel brevetto. Comunque il gioco si diffuse presto e con fortuna; quest’estate quando sarete in costume sulla spiaggia, aggrappati – affaccendati e eccitati – alle maniglie di un calciobalilla, volgete un pensiero al poeta-editore-ballerino, se lo merita.

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