L'ARTICOLO DEL MESE

Di fronte all’Isis: libri per non lasciarsi sopraffare dal terrore di Germana Paraboschi

Questo articolo è apparso su Andersen n.349. Abbonati ora per sostenere la rivista.

Spiegare il terrorismo, parlare di ISIS con i nostri bambini o ragazzi, raccontare le guerre che abbiamo vissuto e soprattutto quelle che ancora ci circondano senza che le viviamo direttamente: alcuni libri nell’ultimo anno hanno cercato di dare delle risposte, di indicare quali parole usare, quali strade percorrere per informarci, capire, e non lasciarci sopraffare dal terrore. Ma una peculiare motivazione per la necessità di abbandonare il silenzio, o financo l’indifferenza, è rivelata da opere di narrativa e graphic novel apparse negli ultimi mesi.

Il primo romanzo italiano a rompere il silenzio è La regola dei pesci (Einaudi, 2017) di Giorgio Scianna: un libro nato, come indica l’autore in una nota, da un intervento di uno psicologo nel corso di una discussione su libri per adolescenti. Tra le forme di espressione di un certo disagio giovanile lo psicologo aveva accennato al fascino esercitato dai messaggi dell’ISIS su alcuni giovani, anche in Italia. Quella sera non si era approfondito ulteriormente il tema, ma Scianna ha cercato con la propria storia di offrire una prima consapevolezza del problema. Gli adulti nel romanzo sono distratti, genitori che oscillano tra desiderio di controllo e apparente indifferenza, i ragazzi (neo-diciottenni) vivono l’assenza di ideali ai quali ispirare uno spirito di ribellione insito nella loro stessa età. I filmati di propaganda dell’ISIS, costruiti con tecniche moderne, con una narrazione da videogioco o film d’azione, propongono un’estetica della violenza, ma anche un’idea di comunità in cui ciascuno ha un proprio ruolo funzionale al bene di tutti. È l’insieme di questi elementi che trascina i quattro ragazzi, che dovrebbero essere in vacanza in Grecia, verso una fuga pianificata nel dettaglio dalla Turchia al valico con la Siria, in un viaggio che si rivela nei mesi successivi, oltre che una rottura con il mondo dei genitori, anche un duro scontro con la realtà. Un viaggio però che non fa che evidenziare ulteriormente la profonda immaturità dei protagonisti, privi di un contatto con la realtà storica e geografica che li circonda, mai consapevoli appieno della portata delle proprie scelte e delle responsabilità ad esse correlate.

Antonio Ferrara aveva già parlato di fondamentalismo e di terrorismo in un libro recentemente ristampato, Mangiare la paura (Piemme, 2017), ma l’aveva ambientato in una madrassa, una scuola islamica in un paese islamico. Scianna per la prima volta lo porta sotto le nostre finestre, nelle nostre case.

Lo stesso argomento viene affrontato da due altre opere appena pubblicate, un romanzo e un graphic novel, da affiancare perché raccontano quasi la medesima storia: Buio (EDT Giralangolo, 2017) di Patrick Bard e La chiamata (Mondadori INK, 2017) di Laurent Galandon e Dominique Mermoux. I protagonisti delle due storie, Maelle (che poi diventa Ayat) e Benoit, due adolescenti in famiglie monoparentali, vengono contattati tramite i social network da persone che si dichiarano amiche, che comprendono la loro frustrazione e offrono loro delle alternative. In primo luogo sfuggire alla filosofia consumista delle società occidentali, che usano i giovani per i loro scopi commerciali e ai quali regalano una falsa libertà, avvicinandosi quindi all’Islam, che offre loro regole certe attraverso le quali ridiventare padroni di se stessi, che li chiama, li elegge. La prima conseguenza è un desiderio di purificazione, il mantenimento dell’ordine nelle proprie cose, la pulizia e l’igiene personale, regole precise nell’alimentazione. Poi le voci amiche cominciano ad esporre la propaganda, le teorie che illustrano i complotti orditi dalle società occidentali, e dagli ebrei, contro l’Islam e i paesi del Medio Oriente, fino ad arrivare alla guerra santa in corso in Siria e Iraq, che ha bisogno di nuovi guerrieri, ha bisogno di creare una grande comunità di fedeli in lotta contro gli eretici e gli infedeli.

“Quello che Daesh offre loro è una missione, un’avventura, l’assoluto. Come si fa a competere con questo? (…) Si tratta di giovani che hanno già una visione molto tetra del mondo (…) Li inducono a credere che il mondo sia totalmente ostile, completamente succube alle forze del Male. Rafforzano la loro autostima convincendoli di essere stati eletti. C’è forse qualcosa di più prezioso, per una persona, che essere scelta da Dio in mezzo a miliardi di esseri umani?” (Buio, pp. 132-133)

Entrambi i protagonisti sono determinati a raggiungere la Siria, e le storie ci raccontano l’agonia di due madri che hanno capito troppo tardi le trasformazioni dei figli, il richiamo esercitato dalla rivolta contro il mondo degli adulti, da un futuro prefigurato come pieno di azione e di eroismo, persino dal fascino di una morte eroica. Come i quattro protagonisti di La regola dei pesci, anche Ayat e Benoit hanno tutto, vanno a scuola, ma a un certo punto vengono sopraffatti da un senso di inutilità di tutto quello che fanno, dall’ineluttabilità di un destino che prevede per loro una vita uguale, se non peggiore a quella dei loro genitori, dall’apparente libertà di una società che invece, ormai priva di idealità e di utopie, di una vera e profonda e attiva fede religiosa, non fa altro che replicare all’infinito il proprio messaggio consumistico, e nella quale i più deboli soccombono (sul nichilismo tra i giovani è da rileggere il libro di Janne Teller, Niente, Feltrinelli, 2014).

In Buio c’è anche la preoccupazione di come riaccogliere i ragazzi che tornano a casa, soprattutto quelli che ritornano a causa della disillusione provocata dalla vita in zona di guerra. Per la legge dei loro Paesi sono foreign fighters, terroristi potenziali; Ward si fa sostenitore della filosofia della “deradicalizzazione”, non da tutti condivisa, raccontando di un sostegno nell’approfondimento di una religione abbracciata troppo in fretta, senza conoscerla appieno, di aiuto nel reinserimento in una società che qualcuno li ha spinti a disprezzare, nella ricostruzione del rapporto con i genitori.

In tutti e tre i romanzi hanno inoltre un ruolo centrale i social network, le comunicazioni via Whatsapp, o via Facebook, i gruppi social con i quali si entra, magari casualmente, in contatto; anche questo un argomento di cui si parla molto, ma sul quale da un lato c’è ancora molta indifferenza da parte di adulti che comunque da utenti non ne percepiscono il pericolo; dall’altro si corre il rischio di proporre ai giovani un’educazione basata su modalità di comunicazione antiquate, non al passo con i tempi, e con l’evoluzione degli stessi strumenti.

Pur nella loro imperfezione (e forse anche grazie ad essa) si tratta di romanzi che possono aiutare a creare gruppi di discussione in una classe di una scuola secondaria superiore di secondo grado e ad approfondire tematiche storiche e geografiche in modo nuovo. Solo leggendo insieme e discutendo si può rompere il silenzio generato da assenza di memoria e di cultura, per contrastare il veleno che potrebbe insinuarvisi.

Da questa traccia bibliografica nasce proprio in questi giorni il gruppo di lettura della Libreria dei ragazzi di Brescia, coordinato dalla libraia Germana Paraboschi. Il primo incontro, giovedì 25 gennaio 2018 (ore 17) sarà dedicato a La regola dei pesciLa partecipazione è a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria a: Tel. 030/3099737 oppure brescia@lalibreriadeiragazzi.it

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