L'ARTICOLO DEL MESE

La parola ai lettori di Gabriela Zucchini

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L’educazione alla lettura come relazione

Non mi soffermerò, in questa sede, sulla scelta terminologica, che privilegia l’educazione alla lettura rispetto all’animazione o promozione, anche se attraverso il  passaggio da un termine all’altro può essere tracciata la storia della lettura in Italia degli ultimi trent’anni. Tra le ragioni di questa scelta, ne cito solamente una, fondamentale: l’educazione alla lettura non solo pone l’accento su un’azione educativa continuativa, invece che episodica e frammentaria, ma comporta uno spostamento di attenzione, consapevole e intenzionale, dall’oggetto, cioè il libro, al soggetto, cioè il lettore. Da qui l’importanza che la lettura sia considerata una priorità educativa e che entri nella scuola come azione intenzionale e consapevole. Come ricorda Aidan Chambers, non dobbiamo infatti dimenticare che i lettori nascono dalle costole di altri lettori, che buoni lettori si diventa, non si nasce, e che l’educazione alla lettura è irrinunciabile e comporta una grande responsabilità e competenza da parte degli educatori (1). Ma in attesa che la letteratura per ragazzi e la pedagogia della lettura entrino come materie di insegnamento nelle facoltà universitarie che formano insegnanti, e quindi nel bagaglio formativo di ogni educatore, che cosa possiamo fare per crescere lettori appassionati, consapevoli e non occasionali?  

L’educazione alla lettura presuppone non solo una approfondita riflessione sul perché della letteratura, ma anche la definizione di obiettivi e la messa a punto di strategie e pratiche per consentire la crescita di lettori. Partiamo da alcune domande irrinunciabili che ciascuno di noi, che lavora con gli adolescenti e i cosiddetti “giovani adulti”, dovrebbe porsi nel momento in cui si appresta a coinvolgerli in qualsiasi progetto loro rivolto: chi sono i ragazzi che abbiamo davanti? Che cosa sognano, quali sono i loro desideri? Che cosa temono, di cosa hanno paura? Che cosa si aspettano dal loro futuro? Perché se al centro di questo percorso mettiamo il lettore, con la sua storia, e il diritto a raccontarla, le sue attitudini, difficoltà e passioni, dobbiamo in primo luogo dare la parola ai ragazzi e alle ragazze, che non si sono mai raccontati (e se lo fanno è nel modo frammentario e superficiale dei social network) e che faticano quindi a costruire il filo narrativo della loro storia (2).  Bisogna puntare sui loro sogni e desideri, piuttosto che sul disagio, cercando di tradurre le loro esperienze in narrazioni (3), astenendosi da una logica classificatoria, propria di tanta letteratura sugli adolescenti, che etichetta senza capire, e senza considerare che l’adolescenza è un’età “in cui il cambiamento è un diritto e un dato fisiologico”, ed è caratterizzata da una molteplicità e diversità di esperienze (4).

Partiamo allora proprio dal dare la parola ai ragazzi e alle ragazze, facendo lo sforzo di declinare le richieste anche al femminile, e non solo a un maschile omologante e unificante. L’educazione alla lettura può così essere riassunta in una serie di mosse relazionali che pongono al centro i lettori e le lettrici, per favorire l’incontro con le proprie storie, avendo ben presente che in ogni progetto si attiva una relazione in cui in gioco ci siamo noi educatori, i ragazzi e i libri:

1. Osservare il comportamento dei ragazzi nel contesto sociale, per trarre spunti sul loro vissuto interiore (e scuola e biblioteca rappresentano un significativo spaccato di vita sociale). È importante cogliere anche gli atteggiamenti provocatori, per tradurli in potenzialità e in proposte di lettura, tenendo presente che anche le storie, i libri, sono uno strumento per svelare lo stile di vita (5) dei ragazzi, per conoscere e riconoscere la loro storia.

2. Ascoltare i ragazzi, le loro richieste, i loro silenzi, il linguaggio verbale e quello corporeo. Partire dalle loro passioni e tensioni, dalle loro esperienze di lettura e non lettura, per indagare preliminarmente sulle loro scelte e preferenze, in un confronto aperto dal quale tutti imparano, educatore compreso. Wolfgang Iser scrive che il libro è un campo di gioco in cui intervengono più giocatori: l’autore e il lettore in primo luogo. Ogni partita è definita dagli attori in campo, ed è diversa da tutte le altre, perché ogni lettore è protagonista, con un suo ruolo da interpretare in modo più o meno creativo (6).
 
3. Strutturare i singoli percorsi di lettura in modo individuale, costruendo per ogni lettore una biblioteca personale, un proprio profilo di lettore, a partire dai suoi libri, per arricchire poi il percorso con nuove proposte: una stanza tutta per sé (7), che può essere uno spazio reale o virtuale, e che ci porta a superare la distinzione, radicata nella mente di tanti insegnanti, tra lettura e letteratura.

4. Lavorare sul viaggio, sull’avventura, sulla socializzazione, per il forte impatto emotivo di queste esperienze e il forte bisogno di socialità e di movimento degli adolescenti. È un percorso, quello attraverso i libri e la lettura, che si può condividere, perché si può correre con qualcuno che ha il nostro stesso passo e percorre sentieri simili ai nostri. Come nel bel libro di Grossman, Qualcuno con cui correre, dove nella sua corsa solitaria, Assaf, il giovane protagonista, è perfettamente consapevole dell’ineluttabilità dell’incontro. E dal trascinamento verso una meta sconosciuta, passa al piacere di una corsa volontaria verso l’ignoto, per approdare a una corsa consapevole e necessaria (8): perfetta metafora del percorso di lettura, che dal trascinamento iniziale si deve evolvere verso un cammino ineludibile e irrinunciabile.  

5. Liberarsi dei pregiudizi, in particolare quelli che ci inducono a pensare che i ragazzi non leggono, non sono in grado di leggere storie complesse, non amano la letteratura, leggono solo fantasy, o libri commerciali. La lettura è un processo educativo: si prende il lettore nel punto in cui è per portarlo altrove, consentendogli di salire gradualmente la scala della lettura, per arrivare alla letteratura.  
Altrettanto importante è lavorare sui pregiudizi dei ragazzi: “non mi piace leggere”, “non mi piace quella storia”, “non mi piace questo genere”, ecc. È  importante partire dalle esperienze, e consentire ai ragazzi di fare esperienze positive di lettura, ponendoli al centro di un percorso che li aiuti a scoprire ciò che non conoscono e ciò che non sanno di amare.

6. Evitare le categorizzazioni e ghettizzazioni. È importante partire dai singoli ragazzi, dalle loro esperienze uniche e personali, dal loro bisogno di riconoscimento. Nemmeno una proposta letteraria può essere ghettizzante, ed è arbitrario per questa fascia d’età parlare di letteratura per… (per giovani adulti, per adolescenti, ecc.).

7. Lavorare sulla dicotomia diritto/rovescio: è questo un modo originale di guardare alle cose, che spesso è alla base di intuizioni importanti. C’è sempre un diritto e un rovescio anche nell’esperienza dei ragazzi. Bisogna cercare di ribaltare il nostro e il loro modo di vedere, ragionare sul rovescio, l’altro, l’altrove, il sogno, il desiderio, il non detto, il negativo: la propria ombra. Si impara sempre anche dai ragazzi, dalle loro esperienze di lettura o di non lettura.

8. Aprirsi alla sperimentazione e flessibilità, anche nel campo delle proposte di lettura: non devono esistere proposte rigidamente strutturate, ma qualsiasi proposta deve rappresentare un punto di partenza che può e deve essere modificato a partire dalle suggestioni che provengono dai ragazzi. Una seria proposta di lettura deve porre al centro il lettore, non il libro. Per questo ogni scelta bibliografica deve contemplare una grande varietà di testi e tipologia di testi, a partire dai quali si può poi ragionare sugli elementi critici che giustificano la scelta dei singoli libri.

9. Importanza dello stare, dell’esserci (9). Nonostante in età adolescenziale prendano le distanze dal mondo adulto, i ragazzi hanno bisogno di persone di cui fidarsi, che stiano con loro, che li accompagnino, in modo discreto, nel loro percorso. Hanno bisogno di traghettatori che li aiutino a navigare nelle tempeste in cui si trovano coinvolti e ad attraversare i guadi (10). E questo ruolo può essere svolto dall’adulto con l’aiuto di un libro.

10. Importanza della testimonianza, anche nella lettura: bisogna leggere insieme, non ordinare di leggere. L’educatore per primo deve essere un lettore, e deve trasmettere la passione per la lettura attraverso il suo modo personale di avvicinarsi al libro. C’è bisogno di magistralità, non di prescrizioni.

Quello dell’educazione alla lettura è quindi un percorso complesso, che impone agli educatori consapevolezza e responsabilità, e anche il coraggio di rinunciare al tanto declamato piacere della lettura, per aprire la strada all’elogio della difficoltà nel cammino di costruzione del lettore (11). Nella piena consapevolezza che diventare un lettore di letteratura richiede tempo, sforzo e un intenso impegno; ma anche che la letteratura è uno strumento irrinunciabile di libertà e di crescita delle identità. E che certi libri letti durante l’adolescenza sono “una rivelazione, che ci aiuta a capire chi siamo, cosa siamo e cosa possiamo diventare (12)”.

Note
1. Aidan Chambers, Siamo quello che leggiamo. Crescere tra lettura e letteratura, a cura di Gabriela Zucchini, Equilibri, 2011; Id., Il lettore infinito. Educare alla lettura tra ragioni ed emozioni, a cura di Gabriela Zucchini, Equilibri, 2015.
2. Stefano Laffi, Adolescenti da paura, “Hamelin”, n. 18, aprile 2007, pp. 39-42.
3. Si veda a questo proposito l’interessante progetto Dedalus, attivato in alcune terze medie a rischio dispersione scolastica, basato sullo storytelling, cioè sul racconto come strumento per orientare i ragazzi in età scolare e contrastare l’allontanamento dalla scuola, di cui parla Roberto Saviano, in Convinciamo i ragazzi a non lasciare la scuola, “L’Espresso”, n. 50, 19 dicembre 2013, p. 13.
4. Stefano Laffi, La congiura contro i giovani. Crisi degli adulti e riscatto delle nuove generazioni, Feltrinelli, 2014, p. 98.
5. Domenico Barrilà, Soli si muore. Conoscersi e cambiare attraverso la vita sociale, Carthusia, 2010.
6. Cit. in Guido Armellini, La letteratura in classe, Unicopli, pp. 73-74.
7. Il riferimento è ovviamente al classico Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf.
8. David Grossman, Qualcuno con cui correre, Mondadori, 2008, pp. 9, 18, 85.
9. Domenico Barrilà, Soli si muore, cit.
10. Si vedano a questo proposito le interessanti riflessioni di Umberto Galimberti sull’analfabetismo emotivo delle giovani generazioni e sulle carenze del nostro sistema eucativo in L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Feltrinelli, 2007, pp. 43-56.
11. María Teresa Andruetto, Elogio de la dificultad: formar un lector de literatura, in La lectura, otra revolución, Fondo de Cultura Económica, 2014, p. 101.
12.  Aidan Chambers, La penna di Anne Frank, disegni di Alessandro Sanna, a cura di Gabriela Zucchini, con una Lettera a Chambers di Eros Miari, Equilibri, 2011, p. 43.

Seconda edizione per Libriamoci, iniziativa del Centro per il Libro e la Lettura (MiBACT) e della Direzione generale per lo studente (MIUR) che prevede, dal 26 al 31 ottobre, cinque giornate di lettura nelle scuole, con l’obiettivo di promuovere la lettura in classe e stimolare la curiosità dei più giovani per i libri. Nessun programma precompilato: chi partecipa può organizzare nella propria scuola un evento di qualsiasi tipo, che sia legato alla lettura ad alta voce: da una maratona di lettura all’interpretazione recitata di un libro da condividere sui social, dalle visite in biblioteca agli incontri con gli autori.
Ad affiancare gli insegnanti in questo percorso anche il corso di formazione promosso dal Centro per il Libro e la Lettura per l’anno scolastico 2015/2016, e rivolto agli insegnanti, che si pone l’obiettivo di fornire strumenti di lavoro e occasioni di riflessione sull’importanza di un’azione continuativa di educazione alla lettura nella scuola. I tre incontri del corso si svolgeranno tra ottobre e novembre in 17 regioni italiane e indagheranno le funzioni della lettura e della letteratura (perché leggere?), il panorama editoriale per bambini e ragazzi (cosa leggere?), le strategie di educazione alla lettura (come leggere?).
Gli interventi formativi saranno tenuti da esperti del Coordinamento nazionale delle associazioni per la promozione ed educazione alla lettura (formato da alcune realtà operanti sul territorio nazionale: ALIR-Associazione librerie indipendenti ragazzi, Andersen, Damatrà, Equilibri, Fuorilegge, Giannino Stoppani, Hamelin, Liberamente, Scioglilibro, Tribù dei lettori) che per questa occasione sperimentale svilupperanno la formazione partendo da uno spunto comune, declinato in una bibliografia ragionata e condivisa, sul tema Nei panni degli altri: “mettersi nei panni dell’altro” è, anzitutto, il meccanismo base della creazione e della fruizione letteraria, ma consente anche di indagare le differenze culturali, di genere, personali, d’età o altro.   
Info: libriamociascuola.it

[Questo articolo è stato pubblicato su Andersen n.326 – ottobre 2015. Scopri il resto del numero qui.]

Sugli stessi temi: Martina Russo, Nei panni degli altri – ANDERSEN n. 330 – marzo 2016