Premio Andersen 2021: Miglior libro oltre i 12 anni La quarantesima edizione

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La scimmia dell’assassino di Jakob Wegelius – trad. di Laura Cangemi, Iperborea

Per un’avventura rocambolesca, densa di eventi e rivolgimenti, che rievoca grandi classici del passato. Per l’alta qualità della scrittura, capace di tratteggiare una protagonista silenziosa – ma capace altresì di grande profondità di pensiero – in cui è immediato identificarsi, condividendone emotività e voglia di riscatto. Per le atmosfere esotiche e intriganti in cui si muovono i protagonisti lungo un viaggio da Lisbona all’India e ritorno, ricco di colpi di scena.

 

La recensione di Martina Russo su Andersen n. 379 (gennaio-febbraio 2021):
Sally Jones è tornata. Dopo una prima incursione in Italia per i tipi di Orecchio Acerbo (l’albo illustrato La leggenda di Sally Jones, 2017) la gorilla nata dalla penna di Jakob Wegelius torna protagonista di nuove avventure, raccolte – questa volta sotto forma di corposo romanzo – da Iperborea. Una scelta differente per una storia differente, dove l’autore sceglie di dare maggior spazio ai rivolgimenti della trama (puntellati da colpi di scena continui e da un ritmo rocambolesco), ma non rinuncia alle illustrazioni, che aprono ogni capitolo, con il suo riconoscibilissimo tratto espressionista, fitto nelle linee e ricco di dettagli, dove il bianco e nero giocano con la prospettiva e la profondità. Il romanzo, l’abbiamo detto, è corposo: oltre cinquecento pagine che, però, corrono veloci, grazie al susseguirsi, a tratti trafelato, degli eventi che coprono circa tre anni di vita della gorilla, impegnata, in questa occasione, a dimostrare l’innocenza del Capo – Henry Koskela – accusato ingiustamente di omicidio e condannato al carcere. Sally ce la mette tutta per ottenere giustizia, ma il percorso è lungo e pieno di insidie; e, tra trafficanti d’armi, incarichi misteriosi, laboratori di liutai, cantanti timide e palazzi reali, l’instancabile protagonista incontra sul suo cammino nemici e alleati, per un parterre di comprimari costruiti con grande efficacia narrativa. A muovere l’azione sono poi i luoghi, affascinanti e pieni di mistero ed esotismo: da Lisbona, tra vicoli di malaffare, complotti anarchici e locande da lupi di mare, all’India, patria dei maharajah, dove lo sfarzo è tale da far male agli occhi, ma anche della povertà più estrema. Sally, volente o nolente, affronta un viaggio pieno di peripezie, prende coraggio solo dalla volontà di ferro di scagionare Koskela e, in un modo o nell’altro, trova sempre un escamotage per cavarsela, aiutata dall’intelligenza acuta e dalla perseveranza, oltre che dalle ormai leggendarie competenze meccaniche. La sua storia è raccontata come un memoir compilato a posteriori dalla stessa protagonista, cui è stata regalata una macchina da scrivere proprio dal Capo. Infatti, pur non parlando, Sally sa leggere e scrivere e soprattutto è capace di osservare, di capire con un solo sguardo le emozioni, di comprendere a fondo l’anima delle persone. Questo suo essere un’attenta osservatrice silenziosa, con un mondo dentro che non è immediatamente visibile a tutti, nemici o amici che siano, la rende più che umana, e immediatamente vicina al lettore, specialmente bambino. Wegelius costruisce dunque un romanzo che è sì intricato e complesso, ma estremamente avvincente, ideale per un lettore forte o per una lettura a episodi, da centellinarsi capitolo dopo capitolo; un moderno feuilleton capace di appassionare, con una protagonista con cui è impossibile non empatizzare.

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