dall'Archivio

La questione meridionale e il progetto di Procida di Donatella Trotta

procida

Un “cantiere creativo”, il cui perno è stato identificato nei locali dell’opificio dell’ex Carcere Nuovo a Terra Murata: da rigenerare per destinarli a incontri culturali, laboratori formativi ed eventi (per)formativi dalla parte dell’infanzia, della gioventù e della comunità educante di Procida, ma non solo. È uno dei sogni dell’innovativo progetto di Reading Literacy “Procida-Il mondo salvato dai ragazzini-Elsa Morante”, sperimentato nell’Isola Flegrea sin dal 2017 con crescente successo e con un’espansione di respiro nazionale e internazionale, non a caso tra i punti di forza (e maggiore originalità) del dossier che ha portato alla designazione del MiBact di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022.

 

Andersen è tra i partner formativi del progetto ideato e curato dall’Associazione culturale Kolibrì, insieme ad Agita Teatro e, dal 2019, l’Università Suor Orsola Benincasa. Dal nostro archivio, ecco un primo bilancio che chiedemmo a Donatella Trotta, presidente di Kolibrì, per il numero monografico sulla povertà educative (n. 364, luglio 2019); un articolo che sintetizza lo spirito originario del progetto, attualmente in corso per il 2020/21 con una nuova quaterna di autori e un percorso formativo per insegnanti e educatori nel segno di Rodari finanziato dal Centro per il Libro e la Lettura del MiBact.   

Partiamo da un dato. Un fatto concreto che – forse meglio di tante parole – inquadri innanzitutto l’irrisolta “Questione meridionale” della lettura, alla base della povertà educativa – madre di tutte le povertà, anche materiali – e di uno sviluppo bloccato, o a più velocità. Stando alle cifre dell’ultimo Rapporto Istat sulla produzione e la lettura di libri in Italia, nelle regioni del Sud legge meno di una persona su tre (ovvero, il 28,3%) rispetto al 49% del Nord- Est (circa una persona su due). E nella lista nera delle ultime in graduatoria – in cui figurano nell’ordine Abruzzo, Molise, Basilicata – la Campania risulta, subito dopo la Puglia, terz’ultima: prima di Calabria e Sicilia. Certo le famiglie, prima agenzia educativa con l’estrema variabilità del proprio livello culturale, giocano un ruolo non irrilevante, in questi cospicui divari territoriali; accanto, però, alla mancanza (in molte aree più o meno deprivate del Paese) di efficaci strategie scolastiche di educazione alla lettura, come sottolineano nelle loro analisi gli editori stessi (concentrati, come sappiamo, per più della metà nel Nord dello Stivale, con la sola città di Milano che ospita oltre un quarto dei grandi marchi).

A questa premessa quantitativa deve necessariamente seguire un corollario qualitativo, almeno a supporto delle buone pratiche la cui valenza educativa (attraverso la centralità dei libri, il valore della letteratura e della lettura, la sensibilizzazione delle famiglie, il coinvolgimento di protagonisti dell’attuale civiltà dell’infanzia e di altre comunità educanti in dialogo con centinaia di bambini e ragazzi dai 3 ai 15 anni, lo scambio di esperienze replicabili in classe e il rafforzamento di competenze specifiche dei docenti nell’ambito della Reading Literacy) qui si racconta. E che si è avviata – dopo oltre un anno di faticosa concertazione partecipata e condivisa dal basso, e due anni di altrettanto faticosa ma entusiasmante sperimentazione e ricerc/azione – su una piccola isola vulcanica del Golfo di Napoli di nome Procida, estesa su poco più di 4 km nel Tirreno meridionale, con una popolazione residente di circa 10.400 abitanti: dei quali, ben 1.500 bambini e ragazzi.

Un sito, Procida, di potente magnetismo ambientale, denso di risonanze mitologiche, archeologiche, architettoniche, letterarie, naturalistiche, artistiche, e tuttavia anche luogo appartato, chiuso e marginale, non a caso definito da uno dei suoi figli «ferito dalla storia, ma baciato dalla letteratura». E il corollario allora è questo, preso in prestito dallo scrittore Giuseppe Pontiggia: «Quel che conta di un libro è che diventi un’esperienza e l’esperienza non si misura secondo la quantità ma l’intensità. Per conoscere i libri bisogna amarli». Già. Ma per amare e conoscere i libri bisogna potervi accedere: magari, anche con l’aiuto di qualche buona bussola per orientarsi nel mare magnum di titoli a disposizione, approdando così a quelli più adatti alle specifiche esigenze di un territorio e alla cresci- ta della sua comunità educante, adeguatamente coinvolta in un cammino di formazione continua (teorica e pratica, di docenti e discenti e non solo: tra attività laboratoriali, bibliografie ragionate, incontri ravvicinati d’autore, questionari di monitoraggio), secondo gli obiettivi più aggiornati della rete europea Elinet (European Literacy Policy Network) per migliorare la qualità dell’insegnamento della Reading Literacy come diritto umano fondamentale. Nasce così il progetto/processo culturale, formativo e sociale «Procida – Il mondo salvato dai ragazzini – Elsa Morante» (con il connesso Premio ad autori di libri per ragazzi), che trae ispirazione dall’omonimo e complesso testo poetico, profetico e “politico” morantiano del ’68 – per Giulio Ferroni «libro che vuole rivolgersi ai felici pochi che mantengono la coscienza e il senso della bellezza» – ma anche dal profondo legame della scrittrice romana con L’isola di Arturo (romanzo composto proprio a Procida) e con le infanzie (basti solo pensare, al di là dei protagonisti dei suoi capolavori, al libro Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina, scritto da Morante tredicenne, o alle numerose e misconosciute storie, poesie, fiabe e filastrocche pubblicate dall’autrice appena adolescente negli anni ’30 su giornaletti per bambini), ma con l’aspirazione di andare oltre: assumendo la sfida di contrastare la povertà educativa (socialmente trasversale) attraverso una (ri)costruzione di comunità (e coesione sociale), a partire dai libri (per e con i bambini e ragazzi), e dallo sviluppo professionale dei loro docenti, mediatori chiave per motivare alla lettura gli studenti. Soprattutto in un’area circoscritta ma popolosa del Mezzogiorno dove, negli ultimi anni, si è riscontrato un malessere giovanile crescente (evidenziato da comportamenti a rischio, tra uso di sostanze stupefacenti e alcol, episodi di bullismo e cyberbullismo) che può minare il pur radicato senso di appartenenza a una forte identità culturale, preservata da un’insularità che tuttavia provoca anche disagi e marginalità sul fronte dell’accessibilità, oltre al rischio di generare chiusure e visioni ristrette del proprio vissuto.

Si tratta di un work in progress creativo – ideato e curato dall’Associazione culturale napoletana Kolibrì, capofila – configurato come un cammino. Aperto, corale e condiviso: con il Comune di Procida (assessorato alla Cultura) che lo promuove, con il partenariato di realtà nazionali di eccellenza come Andersen – Il mondo dell’Infanzia e Agita Teatro (ente di formazione riconosciuto dal Miur, che rilascia crediti agli insegnanti coinvolti nei corsi di aggiornamento del progetto su temi, testi e linguaggi della lettera- tura giovanile) e in collaborazione con le scuole primarie e secondarie di I e II grado dell’Isola (l’I.C. 1°CD Capraro e l’Iss Caracciolo- Giovanni da Procida), accanto alla locale Associazione culturale Isola di Graziella, che gestisce la Biblioteca comunale “Do n Michele Ambrosino” (sorta proprio su impulso del progetto) e le due librerie procidane Graziella e Nutrimenti. Una rete iniziale virtuosa e attiva durante tutto l’anno, che mette in relazione la comunità educante locale con operatori, librai, bibliotecari, tutor, singoli professionisti, autori di letteratura giovanile (ospitati in ripetuti incontri residenziali) e comunità di altri territori – da Nord a Sud – accolte sull’Isola per condividere la festa/festival finale di premiazione con performance di teatro-educazione liberamente ispirate al morantiano Mondo salvato dai ragazzini: l’Italia unita, insomma, dai libri per bambini.

Il progetto, inedito per la prassi isolana, ma modello replicabile anche altrove, pone infatti al suo centro libri e autori contemporanei di generi diversi, selezionati da una giuria tecnica per la qualità e originalità stilistica, contenutistica, grafica, immaginativa e di sguardo: sull’infanzia, sui riti di passaggio, sulla sfera emotivo-affettiva, sul mondo interiore e su quello relazionale, sui grandi temi di ieri e di oggi, sulla natura e il mare (risorsa strategica per Procida, per tradizione Isola di marittimi e pescatori). E sono proprio i libri, intesi come educatori silenziosi e catalizzatori pedagogici, il fulcro di percorsi personalizzati di un lavoro collettivo di bambini, ragazzi e insegnanti: guidati a un approccio alle conoscenze con una metodologia trasformativa per una trasformazione educativa, in un iter formativo attento – nel suo evolversi dal vicino (local) al lontano (global) – sia all’ermeneutica dell’immagine, sia alla parola (scritta, narrata, can- tata, ascoltata, musicata, agita, disegnata, “abitata”), in una crossmedialità che connette costantemente scrittura e lettura. I primi frutti di questa disseminazione in atto? La richiesta, inattesa e spontanea, delle famiglie di poter partecipare all’evolversi del progetto, anche in momenti di confronto in Circle Time con gli autori protagonisti; una movimentazione nelle vendite di libri per bambini e ragazzi nelle due librerie isolane, su impulso degli studenti stessi; last but not least, il significativo allargamento della rete a nuovi sodalizi: come quello con la prestigiosa Fondazione Premio Napoli che, con un protocollo d’intesa con Kolibrì – e con l’auspicio di mettere a bando per il 2020 una sezione di letteratura giovanile del Premio Napoli – ha intanto inserito per il 2019 gli autori del progetto «Il Mondo salvato dai ragazzini» in un percorso sperimentale che tra settembre e dicembre li farà tornare in Campania, stavolta a Napoli, dove si sta per attivare anche uno speciale Comitato di lettura dedicato appunto alla letteratura per ragazzi che interagirà con le loro opere. Il viaggio continua. Nella consapevolezza pedagogica, echeggiata dai versi di Antonio Machado, che in fondo «non c’è un sentiero/ il sentiero si fa camminando».

[questo articolo è uscito su Andersen n. 364 – luglio/agosto 2019]

Sostieni la rivista Andersen: sottoscrivi o rinnova un abbonamento.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è banner-newsletter.gif