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Vladimir Radunsky di Walter Fochesato

vladimir radunsky

A pochi giorni dalla scomparsa di Vladimir Radunsky (1954-2018) – un artista dalla volontà ludica, quasi libertaria, di confrontarsi con le tecniche più diverse con incursioni nel campo della pittura e della performance – condividiamo online dal nostro archivio l’articolo di Walter Fochesato, pubblicato su Andersen n.280 nell’aprile 2011, in occasione della copertina firmata dall’artista.  

Di Vladimir Radunsky poco, poco è arrivato in Italia. In anni ormai lontani un titolo della rimpianta e bellissima collana mondadoriana de “La piccola contemporanea”. Si trattava di Discovery, un breve testo del poeta e premio Nobel Iosif Brodskij. Di recente è invece stato pubblicato, ne ho parlato proprio su “Andersen”, il Consigli alle bambine, l’ineffabile testo di Mark Twain edito da Donzelli e sulla base di un’idea editoriale nata interamente in Italia.

Vladimir Radunsky

Consigli alle bambine di Mark Twain, ill. di Vladimir Radunsky (Donzelli, 2010)

Ora, parlando di lui, dovrò ribadire un concetto già espresso in altre occasioni e che credo fondamentale nel giudicare il lavoro di un illustratore. La capacità di cambiare anche profondamente stile, di volta in volta, e non sulla base, si badi bene, di un eclettismo del quale assai poco mi fido. Bensì per adeguarsi al progetto e al testo, per secondarne gli umori, per accompagnarne e svilupparne le potenzialità. Al tempo stesso, pur nel mutamento anche marcato del segno, il grande artista saprà sempre rendersi perfettamente riconoscibile. Ecco, da tal punto di vista, il percorso di Radunsky è assolutamente esemplare. Anche perché quel che da subito colpisce in lui, basterà sfogliarne la bibliografia, sono altresì due elementi. La volontà ludica, quasi libertaria, di confrontarsi con le tecniche le più diverse, concedendosi anche, come vedremo, fruttuose incursioni nel campo della pittura e della performance.

Quindi un’inesauribile curiosità che lo porta a realizzare libri certamente insoliti come Le grand bazar. Pubblicato in Francia nel 2006 per le Edition du Panama, è un volume interattivo dove il lettore è invitato a cimentarsi creativamente con la pagina munendosi di forbici, penne, colla, pinzatrice e quant’altro. Non casualmente il sottotitolo suona lieto e un po’ sornione: “Pour des lecteurs de 5 a 105 ans, pleins d’imagination”.

O, ancora, ci si può soffermare su di un albo altrettanto inusitato come Boy Meets Girl. Pubblicato da Chronicle e Editions du Seuil nel 2004, in collaborazione con Chris Raschka, ci lascia allegramente stupefatti fin dalla copertina che si presenta divisa in due, in senso orizzontale, con un felice motivo grafico che si ripete anche in IV di copertina con alcuni piccoli personaggi e il titolo stesso costantemente rovesciati. Anche perché il libro è stato pensato, in modo quanto mai creativo e calibrato, per essere sfogliato, letto e guardato sia capovolto, sia dalla prima all’ultima pagina e viceversa, sia, ancora, procedendo dall’interno verso l’esterno. Insomma un tourbillon di continue sorprese visive. Persuade poi l’incontro con un altro grande maestro dell’illustrazione come Raschka, dato che i due sembrano essersi divertiti moltissimo a rendere i loro segni di fatto indistinguibili e sovrapponibili, in un continuo gioco di mimesi e di intreccio.

vladimir Radunsky

Illustrazione di Vladimir Radunsky per Because (Simon&Schuster, 2007)

Dello scorso anno è invece un irresistibile Hip Hop Dog per Harper Collins, su testi di Raschka. Qui a mandarci in visibilio è il continuo mutare della pagina, in una soluzione stordente e ritmata di spirali, vortici e altro ancora, con un uso intenso e deciso del colore e un mimare, ma con ben altra classe e una dose costante di ironia, i cosiddetti graffiti metropolitani. Come già il titolo suggerisce si tratta di bizzarri versi hip hop e a farla da padroni sono, appunto, gli amatissimi cani. Cani di tutte le dimensioni, forme e colori, mentre il protagonista che compare via via in ogni tavola è un simpatico bastardino dagli attillati pantaloncini bianchi e con il berrettuccio nero, sbilenco sul capo. Una sia pur parziale antropomorfizzazione e qui si giunge ad un’altra predilezione, ad un ricordo di fondamentali letture infantili. Dall’elefante Babar di Jean de Brunhoff agli irresistibili volumetti di Beatrix Potter (come non pensare alle monellerie di un Tom Miciozzino?) e, più indietro nel tempo, all’insuperato Grandville con le sue Scenès de la vie privée et publique des animaux che esce presso Hetzel a Parigi nel 1842. Ma, in tempi più vicini a noi, riferendosi al ferace background americano degli anni ’70, non posso non citare l’eleganza lieve e il tratto lindo e arguto di Alice e Martin Provensen o, all’opposto, il vigore coloristico e la capacità inventiva di uno straordinario artista come Eric Carle. D’altro canto, lo ha dichiarato lui stesso, la lista degli autori che ama o che hanno contato nella sua formazione è vastissima e comprende nomi assai diversi.

Tornando agli animali antropomorfizzati Vladimir ha reso in tema un mirabolante omaggio con la mostra Cross-dressed, allestita presso la galleria Nina Lumen, nell’ambito della Settimana della Moda di Milano nel 2008. Una collezione di abiti a grandezza naturale pensati per gli animali presenti nei libri per bambini. Ecco allora le regali e vellutate pantofole di Babar o il berretto in cotone e “alla marinara” dell’elefante Arturo o i mutandoni di un cucciolo di ippopotamo, tutti nelle dimensioni di 1 metro per un 1,5. Senza dimenticarsi del vestito da sposa di un’anaconda che di metri ne misurava 3 per 1. Una resa tridimensionale e un saldare un debito di riconoscenza per le “farneticazioni” infantili, come a suo tempo le chiamò Italo Calvino, ricordando il suo sistematico vagare attraerso le storie del “Corriere dei piccoli”. Al tempo stesso però un ribadire che il territorio del reale e quello degli animali a misura d’uomo sono strettamente interconnessi e si scambiano di continuo messaggi e occasioni, sollecitazioni e stimoli.

Vi è, senza alcun dubbio, in Radunsky, una forte propensione, un gusto ben evidenziato verso i territori del surreale; una propensione al gioco, alla ludicità che vengono esercitati e affinati con rigorosa serietà. La rintraccio, magnificamente espressa, fin nei più piccoli particolari in You? un albo del 2009 pubblicato da Harcourt. Qui le diverse situazioni vengono commentate costantemente e in parallelo da una bambina e, nuovamente, da un cagnolino. Poche pennellate, incisive e riassuntive, su di un fondo colorato a sabbia. Vorrei soffermarmi però sulla IV di copertina dove lo stesso autore, un buffo omino con basco, impermeabile bianco e cagnetto al fianco ci avverte che il volume è fatto per essere letto insieme da bambini e cani, senza dimenticarsi di genitori e altri animali. Poi, sul fondo pagina, proprio accanto al codice a barre Vladimir commenta che quello non è un cane, anzi non sa proprio cosa sia. (E qui mi piace citare come il mio amatissimo Vsevolode Nicoùline, altro illustratore russo, attivo in Italia a partire dai primi anni ’20, fosse solito giocare nel colophon, con irresistibili commenti grafici, sulla “Proprietà letteraria e artistica riservata”).

Un cenno in chiusura per un altro lavoro bellissimo: Manneken Pis, a Simple Story of a Boy Who Peed on a War del 2002 per Simon & Schuster/Anne Schwartz Book. Nel recupero di un’antica leggenda e di una celeberrima statuina nel centro storico di Bruxelles, Radunsky fin dal sottotitolo esplicita il suo pensiero: “pisciare sulla guerra”. Mentre il picture book è un trionfo di impertinenze, di invenzioni figurative, di esplosioni di colori, di svelte figurette deformate che fanno pensare ai Bosch e ai Bruegel ma, ancor più, ad un Ensor o a un Redon. Ma senza drammi, semmai con un fortissimo gusto per la beffa e il riso, un riso carnevalesco e liberatorio, capace, con robusti getti di pipì, di sconfiggere le armi e la violenza. Poi, come in tutti i libri di Radunsky, ma qui in modo ancor più forte, una perfetta e festante fusione fra testo, illustrazioni e grafica.

Vladimir Radunsky

Vladimir Radunsky (1954-2018) è cresciuto a Mosca, dove ha studiato arte, architettura e design. Nel 1982 si è trasferito a New York, dove ha continuato il suo lavoro come illustratore e graphic designer. Fin dai suoi primi libri per bambini Radunsky ha fatto uso di uno stile peculiare ed estremamente eclettico, che a seconda del soggetto spazia dalla pittura figurativa ai collages astratti. Di recente Radunsky si è discostato dal tradizionale albo illustrato, con libri interattivi come Le Grand Bazar, pubblicato a Parigi dalle Edition du Panama, o il suo Boy Meets Girl, libro scritto in collaborazione con Chris Raschka (Chronicle) che può essere letto alla rovescia e al contrario. L’esempio più recente in tal senso è un libro di poesie hip-hop per bambini edito da Harper Collins sulle cui pagine l’autore fa approdare lo stesso tipo di “graffiti art” che si trova sui muri per strada. I suoi libri sono tradotti in Francia, Italia, Spagna, Olanda, Germania e Giappone; sono stati più volte nella classifica dei bestseller del New York Times e hanno ricevuto diversi riconoscimenti, sia negli Stati Uniti che in Europa: fra questi il New York Times Book Review Best Illustrated Book of the Year. Espone in Francia, Italia, Svizzera, Giappone e Stati Uniti. L’illustratore è morto a Roma l’11 settembre 2018. Tra i suoi titoli, sono disponibili nel catalogo Donzelli Consigli alle bambine, Vestiario/BestiarioQuel genio di Einstein.

 

L’articolo è stato pubblicato su Andersen n.280 nell’aprile 2011, in occasione della copertina firmata dall’artista. Sostieni Andersen con un abbonamento.