L'ARTICOLO DEL MESE

Il Giappone nei libri per l’infanzia in Italia di Martina Russo

L’articolo di Martina Russo, un viaggio nella letteratura illustrata giapponese per l’infanzia tradotta in italiano – con interviste a Elena Rambaldi di Kira Kira, Sebastiano Le Noël de L’ippocampo e Mariko Yamazaki  della libreria Italia Shobo è stato pubblicato su Andersen n.409 – gennaio/febbraio. Sostieni la rivista Andersen e abbonati ora!

Sono circa tredicimila (a piedi) i chilometri che separano l’Italia da Tokyo, eppure – sfido chiunque a non essersene accorto – sembra che il Giappone, almeno (ma non solo) editorialmente parlando, non sia mai stato così vicino. Il motivo è presto detto, è culturale e generazionale. Già sul numero 395 di Andersen (settembre 2022) i traduttori dal giapponese Maria Elena Tisi, Andrea Maniscalco e Federica Lippi in dialogo con Eva Valvo e Daniele Petruccioli, sottolineavano in questo senso l’accrescere dell’interesse e la trasformazione del manga in prodotto mainstream, dovuta anche al fatto che i lettori appassionati degli anni Ottanta sono diventati “adulti che decidono”, anche nella filiera del libro. Ma non ci sono solo i manga: l’attenzione e la passione verso la cultura nipponica è a dir poco crescente e a cavalcare questa raffinata onda di Hokusai troviamo anche il settore editoriale per adulti e per ragazzi che, con esiti e interessi diversissimi, garantisce ad un pubblico più ampio che mai l’accesso alle narrazioni provenienti dal Giappone.

Illustrazione da Un giorno d’estate (Kira Kira) di Koshiro Hata, albo che è stato finalista al Premio Andersen

Un caso molto interessante è quello della casa editrice bolognese Kira Kira, fondata da Elena Rambaldi, il cui catalogo è dedicato a opere di scrittori e illustratori giapponesi.

“Mi sembrava una grande mancanza che certe storie e certi artisti non fossero presenti sul mercato editoriale italiano” racconta Rambaldi. “Nel 2016”, continua, “ho iniziato a raccontarle in un blog, kira kira ehon, poi ho deciso di lavorare su un progetto editoriale che avesse una coerenza, che fosse basato sulla qualità di storie e figure accompagnata da quella dell’oggetto libro in termini di materiali e di grafica. Una delle cose che amo del Giappone è proprio la capacità di cogliere naturalmente la bellezza, di coltivarla, di maneggiarla con cura e di offrirla con grazia. La mia idea era, ed è, quella di confezionare allo stesso modo il catalogo della mia casa editrice e offrirlo ai giovani lettori nella speranza di alimentare la loro educazione alla bellezza, oltre che l’amore per le storie e il fascino per le figure”.

Illustrazione tratta da Estate giapponese di Giusi Quarenghi e Mori (Kira Kira)

Una proposta fresca e competente che è andata certamente a colmare uno spazio vuoto tra gli scaffali: “Quando ho cominciato ad interessarmi al Giappone, negli anni Novanta, erano arrivati i primi manga, avevo letto Kitchen di Banana Yoshimoto ed ero rimasta folgorata dalla modalità di racconto. La connessione a internet con un lentissimo modem 56k mi permetteva però di arrivare lontano, e tutto sembrava speciale, rarissimo” – racconta ancora Rambaldi – “Il Giappone era terreno di varie nicchie, quelle sportive, quelle dei fumettari, la cerimonia del tè, la letteratura. Ma di scelta ce n’era poca, il Giappone continuava a essere una rarità. Quando ho fatto il primo viaggio in Giappone, nel 2004, ho incontrato pochissimi occidentali. Così come quando ho iniziato il progetto di kira kira, gli albi giapponesi si contavano sulle dita di una mano e quelli pubblicati negli anni Ottanta erano ovviamente scomparsi dagli scaffali da anni”. 

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Decisamente qualcosa è cambiato. “Adesso il Giappone è ovunque. Il Giappone tradotto, Il Giappone raccontato e rivisitato che ispira storie e artigianato, il Giappone del cibo che qualche volta diventa un solo piatto di moda che tutti adorano ma che in pochi sanno che sapore ha veramente. Da appassionata, sono ovviamente felice di poter leggere molti romanzi e manga, di guardare serie tv e film in lingua originale senza impazzire. Sono contenta perché vedo in altri editori di letteratura e fumetto, che al Giappone e all’Oriente sono vicini, la passione che anima me nel portare in Italia certe storie, certi autori. Il fascino del Giappone ha tante facce e continuerà a far innamorare le nuove generazioni, di questo sono certa.

Ma c’è l’altro lato della medaglia e qui vedo un po’ di appiattimento nelle proposte, nell’idea di Giappone, nel voler cavalcare dei filoni e tormentoni nei titoli e nelle grafiche, come succede per altro in ogni fenomeno di moda. Mi chiedo quante persone siano affascinate dal profumo di esotismo che la cultura giapponese sprigiona ancora e quante seguano la moda. Sarei molto curiosa di sapere invece quante abbiamo avuto dei dejà vu perché chi è stato bambino fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta il Giappone ce l’ha nel cuore e nella memoria. Come succede negli albi illustrati, anche i cartoni animati giapponesi (che parlassero di robot o maghette) erano pieni di riferimenti culturali, architettonici, culinari. Andare in Giappone per me è stato un po’ come tornare a casa. Chissà per quante persone è stato così”.

Illustrazione da Il Kappa della pioggia (Kira Kira) di Saori Murakami

D’altronde se prendiamo in mano libri come Il Kappa della pioggia di Saori Murakami, La scatola magica di Komako Sakai, Estate giapponese di Giusi Quarenghi e Mori (in questo caso due autori non giapponesi), i dettagli a cui fa riferimento Rambaldi saltano subito all’occhio, regalandoci spaccati di una quotidianità lontana ma che, per una certa generazione, è piuttosto familiare.

“Il Giappone di Kira Kira è nascosto fra le pagine, negli accenni che appaiono senza avere un appiglio con la storia: il genkan dove ci si toglie le scarpe, la stanza da bagno dove l’acqua esce dalla vasca, gli onigiri e il profumo delle alghe, il torii di un tempio.
È nella poetica del racconto in cui spesso tutto accade nella storia mentre il finale rimane incerto, sospeso e spesso corrisponde semplicemente alla fine del pomeriggio di gioco. Forse c’è un collegamento con il pensiero giapponese che spesso dà più importanza al processo rispetto al risultato. Ma è proprio nello svolgimento della storia che si scosta il velo, che la quotidianità rivela il fantastico. Una qualità molto particolare di questo popolo è proprio la sensibilità per l’invisibile, per un mondo che ci sta accanto e che possiamo “sentire”. Le radici sono antiche e hanno certamente un collegamento con la religione Shintoista e la venerazione dei kami (divinità) in ogni cosa. Ma nell’albo illustrato l’incontro con l’inaspettato, il surreale, il magico, è materia principe della grande letteratura per l’infanzia. Il pensiero immaginifico dei bambini che permette, quando giocano, di dare vita alle cose, ai giocattoli, alle avventure rendendoli reali, in questi albi prende vita, accade fra le pagine e poi finisce, come finisce il gioco dei bambini quando arriva la sera ed è ora di tornare a casa”.

Andare alla scoperta di una quotidianità uguale e diversa, con la sua ritualità, unita al fascino per l’inaspettato, è quel che anche secondo Sebastiano Le Noël, editore de L’Ippocampo – casa editrice che negli ultimi anni ha dedicato un’ampia parte della produzione a raccontare il Giappone in tante sfumature differenti – ha nutrito la curiosità dei lettori italiani:

“Credo che l’interesse stia crescendo appunto perché la maggior parte delle informazioni e delle pubblicazioni riguarda elementi che conosciamo già. C’è una grande sete di scoprire gli altri aspetti culturali. È uno dei pochi posti che supera le aspettative quando lo si visita e nel quale ci si sente davvero spaesati. Penso che il pubblico interessato al Giappone sia molto esigente e si aspetti libri di un certo calibro”.

Anche il suo primo incontro con la cultura giapponese è stato spiazzante in un primo momento: “Il mio viaggio in Giappone quindici anni fa è stato per me uno evento decisivo e uno shock culturale. In quell’occasione mi sono reso conto di quanto l’Occidente non conosca ancora molte pieghe della cultura giapponese e i giapponesi stessi non si rendano conto di quanto interesse e curiosità ci sia  anche solo nei piccoli aspetti dello loro quotidianità”.

Illustrazione da Botteghe di Tokyo (L’ippocampo) di Mateusz Urbanowicz

Diversi i titoli che l’Ippocampo ha portato in Italia, per lettori di tutte le età: dai ricettari ai volumi dedicati ai costumi tradizionali, fino alle raccolte delle opere dell’artista Yuko Higuchi (che in occasione dei vent’anni della casa editrice ha realizzato un logo ad hoc) e, ovviamente agli albi illustrati: “Tra i libri per ragazzi, siamo particolarmente orgogliosi di avere portato in Italia Il libro delle case straordinarie di Seiji Yoshida e la collana La casa a 100 piani di Toshio Iwai” risponde Le Noël quando gli chiedo se c’è un titolo che ha particolarmente amato. In catalogo ci sono poi anche La spedizione Doecuru di Mato Kusayama e i primi titoli della serie degli Undici Gatti di Noboru Baba, oltre alle opere di autori occidentali che rivolgono lo sguardo a oriente (Botteghe di Tokyo di Mateusz Urbanowicz, Tancho di Luciano Lozano, la serie di romanzi Le cronache dell’acero e del ciliegio di Camille Monceaux, Una giornata in Giappone di Sandrine Thommen, per citarne alcuni).

Opere contemporanee o derivanti dalle storie della tradizione. D’altronde il legame tra passato e presente è qualcosa di molto diverso da quanto siamo abituati a considerare in Occidente: “In Giappone la tradizione viene rispettata e portata nel futuro. È tutto sempre in movimento e l’avanguardia e il passato vanno sempre mano per mano” chiosa Le Noël.

Una considerazione confermata anche dall’esperienza di Elena Rambaldi: “Il legame con le tradizioni è vivo, non solo per quelle religiose o culturali, ma anche per quelle artistiche: la cura e il recupero delle tecniche artigianali, pittoriche, la cura nel conservare, nel valorizzare la bellezza. Chi studia il Giappone potrà vedere subito le connessioni e interconnessioni fra passato e presente, la modernità che va a braccetto con la tradizione. Una percezione che chiunque visiti questo paese ha immediatamente, anche solo camminando fra grandi palazzi moderni per poi trovarsi, girato l’angolo, in una stradina con un piccolo tempio in cui fermarsi, raccogliersi e percepire improvvisamente il silenzio nel caos della metropoli”. Passato e presente a braccetto, anche sugli scaffali dunque: “In Giappone c’è un costante recupero dei classici albi illustrati degli anni Sessanta, bestseller che vengono continuamente ristampati. Ma ci sono anche tantissimi artisti emergenti, che iniziano con piccole mostre in caffetterie e gallerie. Li puoi incontrare anche alla Bologna Children’s Book Fair, con le loro tavole, qualche volta un po’ acerbe, ti chiedono di guardarle e come possono migliorare. In Giappone ci sono anche diverse riviste dedicate all’illustrazione, fanno report annuali o semestrali sugli illustratori. Non tutti approderanno all’editoria per l’infanzia, l’illustrazione ha tante vite. Mi pare comunque che le idee non manchino”.

No, le idee non mancano di certo. Lo conferma anche chi una casa giapponese l’ha trovata in Italia, a Firenze per la precisione. Attiva dal 2007, la libreria specializzata in libri giapponesi Italia Shobo offre un punto di vista privilegiato e in una doppia direzione, da Oriente a Occidente e viceversa.

“Italia Shobo vuol proprio dire ‘casa dei libri italiani’: a Firenze è attiva la sede secondaria di quella che è la nostra libreria a Tokyo – spiega Mariko Yamazaki – che rivende libri italiani, spagnoli, portoghesi e iberoamericani dal marzo del 1958.

La sede fiorentina vende soprattutto testi scolastici per studenti dei corsi universitari, pubblici e privati per lo studio della lingua giapponese. Inoltre continuiamo a fornire testi accademici in lingua originale alle biblioteche universitarie italiane, libri in lingua originale di vari generi, e in lingua italiana sul Giappone ai clienti italiani e giapponesi in Italia”. Anche tra i frequentatori della libreria sembra crescente l’interesse per una visione il più onesta e autentica possibile del Giappone:

“Osservando i nostri clienti abbiamo notato che la principale esigenza sia quella di trovare libri che riportino aspetti “veri” e “reali” sul Giappone. E in effetti anche la produzione italiana più recente riesce a soddisfare questa richiesta, con titoli assolutamente apprezzati anche dai clienti giapponesi”.

Una produzione che, con l’accorciarsi delle distanze, si è liberata il più possibile da stereotipi e semplificazioni, mantenendo comunque originalità e specificità: “Rispetto al passato adesso la traduzione delle opere degli scrittori classici e moderni non si limita ai grandissimi nomi di fama mondiale. Lo stesso vale per gli albi illustrati, sempre più tradotti e accolti con favore dal pubblico italiano – aggiunge Yamazaki – E se da una parte la cultura giapponese è tanto apprezzata dal pubblico italiano, abbiamo comunque notato – a Tokyo come a Firenze – che in Giappone c’è una corrispettiva crescita costante di pubblico che ama la cultura italiana, per cui i libri giapponesi a tema Italia sono sempre più curati e dettagliati per soddisfare le esigenze di una visione altrettanto autentica su questo paese”

Uno scambio reciproco alimentato anche da iniziative come quella della libreria che, a Tokyo, seleziona i titoli italiani per la sezione dedicata della Biblioteca Nazionale Parlamentare e della sua costola, nata nel 2000, la Biblioteca Internazionale della Letteratura per l’Infanzia.

Illustrazione da Una giornata in Giappone (L’ippocampo) di Sandrine Thommen

“Un’altra biblioteca, quella comunale della circoscrizione di Itabashi a Tokyo, testimonia che i libri italiani per bambini e ragazzi sul Giappone sono richiesti in prestito soprattutto dalle persone (adulte) che studiano la lingua italiana. Questa biblioteca organizza ogni anno un concorso di traduzione degli albi illustrati in italiano, quindi nota un certo aumento di richieste di prestito nei mesi precedenti al concorso” racconta Yamazaki.

Insomma, (circa) tredicimila chilometri che sembrano anche meno. Anche perché anziché farli a piedi, possiamo iniziare a percorrerli con un libro. Le possibilità – lo abbiamo visto in questa panoramica, cui molto ancora si potrebbe aggiungere, – non mancano di certo. 

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