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Salone del Libro: tre domande a Joann Sfar di Mara Pace

joan sfar

Notizia delle ultime ore: John Sfar non sarà a Torino perché solidale con il gesto di Carlo Ginzburg, Wu Ming e Zerocalcare, che rinunciano ad essere al Salone del Libro in segno di protesta per la presenza dell’editore di Altaforte.

Lunedì 6 maggio – Tra gli ospiti del Salone del Libro di Torino ci sarà quest’anno anche Joann Sfar, classe 1971, tra i nomi più importanti del fumetto francese contemporaneo. Piccolo Vampiro è tra i finalisti del Premio Andersen 2019 nella categoria dei Libri a fumetti. In attesa di poterlo incontrare, abbiamo rivolto all’autore tre domande.

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Quando ha incontrato per la prima volta il fumetto?
È stato il mio primo linguaggio: ho imparato a leggere con gli albi di Jack Kirby, Stan Lee e John Bushema. Mio nonno mi regalava molti fumetti americani, anche quando non avevo ancora l’età. E poi c’era il cinema. Da bambino mi divertivo a costruire veri e propri libri, tagliando e incollando immagini tratte da film dell’orrore.

 

C’è stato un libro speciale nella sua infanzia, che ha segnato il suo innamoramento per le storie, la scrittura e le immagini?
Non ricordo un libro in particolare, ma posso dire che mi sono stati comprati e letti sempre tantissimi libri. Avevo diritto a tutti quelli che reclamavo, non importa quanti fossero o a quale genere appartenessero. Mio nonno mi leggeva i classici, ma adorava anche Conan il barbaro. Lui e i miei genitori accettavano senza problemi che la cultura alta si mescolasse a quella popolare, e così sono cresciuto nutrendomi di entrambe. Credo che Hugo Pratt possa stare accanto ad Alexandre Dumas, per esempio, o che Charles Schulz sia uno dei più grandi metafisici del XX secolo.

Dove nasce il suo interesse per i vampiri come personaggi?
Tutti i miei libri sono lettere d’amore al cinema. Vampiri e mostri sono sempre stati per me figure rassicuranti. Perché credo che un mondo dove i morti possono parlarci sia molto meno inquietante del silenzio.

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