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Obiettivo 17, Agenda 2030: la testimonianza di Virna Toppi

La testimonianza di Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala che riflette attorno alle tematiche dell’Obiettivo 17 dell’Agenda 2030, è stato pubblicato su Andersen n. 387 – novembre 2021, un numero speciale che raccoglie approfondimenti a cura delle firme della rivista, contributi di esperti e suggestioni bibliografiche attorno agli obiettivi del programma d’azione sottoscritto da 193 Paesi delle Nazioni Unite. Sostieni Andersen: abbonati ora! 

Non c’è dubbio che la prestazione individuale sia frutto di talento e dedizione ma anche di lavoro di gruppo, studio, collaborazione e coordinazione per creare qualcosa di grande. Un classico esempio del fatto che il lavoro individuale sia totalmente correlato e condizionato dal lavoro di squadra, del gruppo è uno spettacolo. Io sono una prima ballerina, certo i primi ballerini ballano da soli ma un balletto di tre ore è infattibile da soli, sia per una questione di resistenza fisica, ma soprattutto per una questione di insieme anche dal punto di vista narrativo. Il balletto lo fa il gruppo: il corpo di ballo che danza all’unisono, i solisti che interagiscono con il primo ballerino e la prima ballerina, poi c’è l’orchestra. Tutto quello che è il risultato ottimale di uno spettacolo è derivante dal gruppo per intero.

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Per esperienza personale devo anche dire che avere intorno un gruppo a sostenerti e supportarti, con i sorrisi, gli sguardi e i gesti per spronarti a dare il massimo, è una cosa fondamentale. Noi primi ballerini ne abbiamo bisogno! Pensando al primo atto di Don Chisciotte c’è una danza in cui tutte le persone intorno a me, devono battere ritmicamente le mani all’unisono, lo fanno per darmi la carica. Altro esempio è quello dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove io e altri ballerini abbiamo studiato per otto anni, possiamo dire che il lavoro sia stato individuale su ognuno di noi ma ognuno di noi faceva parte della squadra, tutti dovevamo fare progressi per raggiungere insieme gli obiettivi e sicuramente avere intorno a se dei compagni sia dal punto di vista di una sana competizione, sia per spronarsi reciprocamente a migliorare sicuramente anche questo è un lavoro di squadra. È un lavoro individuale, in cui la squadra è necessaria e fondamentale.

 

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Lo abbiamo visto recentemente, durante i lockdown, quando tutto si è fermato: con il progetto On Dance abbiamo creato una rete di ballerini professionisti e non, a distanza abbiamo tenuto lezioni aperte a tutti, bastava collegarsi per passare un’ora insieme a distanza, per danzare e avere uno spiraglio di luce, di arte nelle case in cui eravamo confinati. Ci siamo sentiti uniti, da questo progetto è nato uno spettacolo, sono nate amicizie e contatti. Abbiamo scoperto nuovi spazi, le lezioni on line non possono, ovviamente, sostituirsi a quelle in presenza ma in quel momento sono state un buon compromesso. Quindi sì, il lavoro del danzatore, è sicuramente un lavoro di collaborazione e di coordinazione per arrivare al connubio perfetto che in questo caso, nel mio caso, è uno spettacolo. La collaborazione e la condivisione degli obiettivi sono alla base della buona riuscita di un progetto, e questo vale in ogni campo.

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