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Una nave spaziale in biblioteca di Massimiliano Tappari

emanuele bertossi

Opera di Emanuele Bertossi

Pubblichiamo l’incipit di un articolo di Massimiliano Tappari che sarà pubblicato integralmente su Andersen a maggio 2020, in occasione di una mostra visitabile fino al 16 febbraio:

Lunedì 10 febbraio – Ogni biblioteca dovrebbe avere una nave spaziale arrugginita in mezzo a una delle sue sale. E se fosse possibile con la punta rivolta verso il cielo. Meglio se un cielo vero e terso, come un’opera di James Turrell, ma può bastare anche un soffitto affrescato di nuvole. I bibliotecari che hanno problemi di spazio (quello fisico, non cosmico) direbbero che non c’è posto. Anche se quasi tutte le biblioteche che conosco hanno scaffali e scaffali pieni zeppi di Danielle Steel (che vuol dire acciaio) e di Nicholas Sparks (che vuol dire scintilla). Eliminando solo questi due autori già un bel po’ di spazio ce lo saremmo guadagnato. Ma attenzione, senza acciaio e senza scintilla non esisterebbero nemmeno le navi spaziali. Un’astronave in biblioteca potrebbe spingere le persone ad alzare gli occhi dalle pagine dei libri e a cercare le storie anche tra le stelle del cielo, dove l’uomo fin dalla notte dei tempi, collegando arbitrariamente un puntino con l’altro, proietta e disegna le sue storie a figure. Il cielo notturno è il silent book preferito degli innamorati e degli insonni.

La nave spaziale e le altre sculture di Emanuele Bertossi sono visibili in una mostra alla Biblioteca Villa Dora di San Giorgio di Nogaro (Ud) fino al 16 febbraio 2020. Il testo che pubblichiamo è un estratto dell’articolo di Massimiliano Tappari che uscirà sul numero di maggio insieme alla copertina di Emanuele Bertossi.

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