L'ARTICOLO DEL MESE

C’era una volta “Libri per ragazzi” di Pino Boero

ev_taddeo

La riedizione de I viaggi di Taddeo di Antonio Faeti, originariamente uscito per Einaudi nel 1974, offre l’occasione per tornare alla storica collana “Libri per ragazzi”, attiva dal 1959 ai primi anni ‘90, dell’editore torinese.

cop_taddeoI viaggi di Taddeo di Antonio Faeti uscirono nel 1974 come numero 46 dei “Libri per ragazzi” di Einaudi; sottolineo il numero di serie perché mi sembra importante riflettere sul fatto che la collana era arrivata sostanzialmente a metà del suo percorso: aperta nel 1959 da Le straordinarie avventure di Caterina di Elsa Morante cesserà (sia a livello di numerazione sia di veste editoriale) agli inizi degli anni Novanta dopo una novantina di titoli; voglio dire, cioè, che quando I viaggi di Taddeo videro la luce gran parte di quella “rivoluzione” nella nostra letteratura per l’infanzia era avviata: il 1972 aveva visto l’uscita per Einaudi di Guardare le figure di Antonio Faeti, l’impegno di Gianni Rodari a Reggio Emilia per gli “Incontri con la fantastica” confluiti in Grammatica della fantasia (Einaudi, 1973), a Milano Roberto e Gianna Denti avevano aperto la prima Libreria dei Ragazzi, Bruno Munari aveva progettato e dirigeva per Einaudi “Tantibambini”, collana capace di offrire ai giovani lettori, attraverso la molteplicità di stimoli testuali e visivi, modi di scrittura e di illustrazione sempre diversi; poco prima era uscito (fra polemiche) un libro come I pampini bugiardi (Guaraldi, 1971) nella cui prefazione Umberto Eco documentava il carattere “falso, risibile, grottesco” dei libri di testo elementari e rilevava come “attraverso di essi il ragazzo [venisse] educato a una realtà inesistente”; esistevano poi proposte editoriali come la “Biblioteca di Lavoro” diretta da Mario Lodi ed edita dal fiorentino Luciano Manzuoli, serie di agili monografie sui temi più disparati, dalla “vita vissuta” alle manifestazioni dell’arte, capaci di diventare “strumento” alternativo al libro di testo e di incentivare lo spirito di ricerca del bambini nell’ottica della pedagogia attivistica.
Insomma i “Libri per Ragazzi” di Einaudi, presenti da più di un decennio nelle librerie e “figli” di quel finissimo intellettuale che fu Daniele Ponchiroli (1924-1979), accompagnavano, come un fratello maggiore, quel processo di crescita e scandivano con eleganza i tempi di un cambiamento che finalmente, attraverso la validità degli autori, dei testi e delle illustrazione metteva al centro il “rispetto” verso il giovane lettore.
Facciamo qualche esempio: nel 1960 Ponchiroli inserì come numeri 5 e 6 della collana Le mille e una Italia di Giovanni Arpino e Filastrocche in cielo e in terra di Gianni Rodari, due libri che, da punti di vista diversi, segnarono una svolta nella produzione per la gioventù al punto da preoccupare i critici di Schedario, rivista “ministeriale” di quel tempo pubblicata dal Centro Didattico Nazionale di Firenze, che al testo di Arpino dedicarono una recensione che, letta con gli occhi di ieri (e di oggi), aveva, nella sua ambiguità, tutto il sapore della stroncatura: per Schedario  Le mille e una Italia rappresentavano una “novità”: il viaggio fantastico del giovane protagonista (Riccio ragazzo siciliano attraversa la penisola e incontra i grandi personaggi della storia d’Italia che non sono solo i santi, i poeti e gli eroi della nostra storia nazionale, ma anche i fratelli Cervi, i partigiani delle Langhe, Piero Gobetti e i tanti diversi malati di “febbre della Verità”) non poteva “essere inquadrato in un’epoca della storia”, era “didatticamente sbagliato” perché generava “confusione nella cronologia storica” e quindi diventava “incomprensibile” al giovane pubblico. Il fatto, poi, che le forze dell’ordine fossero viste storicamente come difensori dei “ricchi” e dei “potenti” diventava addirittura un difetto di carattere “etico”; naturalmente anche lo stile difettava perché alla “mano felice” di alcuni passaggi si contrapponeva una “certa pesantezza” di scrittura.
In “Libri per ragazzi” si mescolavano, inoltre, sapientemente, autori contemporanei con scrittori italiani del passato rappresentati, però, da testi particolarmente felici e sapientemente illustrati: Carlo Collodi (1826-1890) con Le avventure di Pinocchio (1881-1883), Emilio Salgari (1863-1911) con Le novelle marinaresche di Mastro Catrame (1894), Yambo (Enrico Novelli, 1875-1943) con Capitan Fanfara (1904), Luigi Capuana (1839-1915) con Gli “Americani” di Ràbbato (1909), Antonio Baldini (1889-1962) con La strada delle meraviglie (1923), Renato Fucini (1843-1921) con Il ciuco di Melesecche (1922), Annie Vivanti (1868-1942) con Il viaggio incantato (1933). Per quanto riguarda i testi contemporanei, oltre a tutta l’opera einaudiana di Gianni Rodari (1920-1980), da Filastrocche in cielo e in terra a Favole al telefono (1962), da Il libro degli errori (1964) a C’era due volte il barone Lamberto (1978), andranno ricordati quelli affidati ad autori impegnati anche nella letteratura per adulti e legati al motivo del  viaggio, del vagabondaggio e dell’esistere come esperienze interiori di maturazione, di crescita (e di critica alla realtà):  Marcovaldo (1963) di Italo Calvino (1923-1985) con le magnifiche illustrazioni di Sergio Tofano; L’ultimo veliero (1966) di Marcello Venturi (1925-2008); La giostra di Rampino (1975) di Felice Chilanti (1914-1982); Storia di una scimmia (1972), La banda di Döhren (1974) e Mostarda e Profumo alla fiera di Gonzaga (1976) di Pietro Sissa (1915-1989). Ponchiroli seppe valorizzare anche autori nuovi come Giuseppe Bufalari (1927) che con La barca gialla (1966), Scellamozza (1975) creò romanzi di ambientazione marina capaci di incidere nell’immaginario del lettore perché testimoni dell’inquietudine contemporanea, o come Luciana Martini che in Cara Assuntina (1976) raccontò in modo lineare e leggero il dramma dell’abbandono della terra. In definitiva mai, nella collana di Einaudi, ci si trovò davanti a prodotti d’occasione e quindi le avventure di Taddeo che oggi salutiamo con piacere in una nuova edizione rappresentano per noi, contemporaneamente, una continuità con quel “buon tempo antico” e un invito a guardare al futuro con il coraggio della “trasgressione” che ebbero autori, illustratori ed editori mezzo secolo fa.

[In alto un disegno di Antonio Faeti per l’edizione Einaudi de I viaggi di Taddeo.]

natale

illustrazione di Enrico Macchiavello

 

 

[L’articolo è stato pubblicato su Andersen n. 338 (dicembre 2016), numero che fa parte della speciale promozione di abbonamento di Natale –> scoprila sul nostro BOOKSHOP].